È stato a lungo sbertucciato Mike Bongiorno. Uno dei rari casi di uomo pubblico all'apice del successo non adulato. Mike il medio, l'incolto, il paisà. Proprio quando 20 milioni di italiani rimanevano incollati davanti al televisore per Rischiatutto e Lascia o raddoppia. Poi, in un tramonto di carriera così luminoso da assomigliare a un'alba, è stato rispolverato, riscoperto, rivalutato. Ironia della sorte, proprio dalla critica e dai salotti che lo avevano fatto bersaglio da tre palle un soldo. Ora, nella perfetta parabola italiana, si procederà alla santificazione. Mike diventerà intellettuale, filosofo e scienziato della politica. Da gaffeur sarà trasformato in fine dicitore. Diamo per una volta a Mike quel che è di Mike: un gigante della televisione. Inimitabile e inarrivabile. Profondo conoscitore del mezzo e del pubblico, perfetto nei tempi e nei modi. Perfino negli scatti d'ira. Mattatore che era stato capace di farsi spalla perfetta del suo ultimo mentore, Fiorello. Gallina dalle uova d'oro della pubblicità e talismano di molte aziende. Grazie Mike, sei stato grande.