In una delle sue celebri (e, non c'è dubbio, deliberate) gaffe, Bongiorno, parlando della sua passione per la pesca subacquea, ha dichiarato: «Sono un sub normale». Proprio questo assoluto della normalità ha costituito la forza della sua maschera. Quando nel 1961 Umberto Eco gli dedicò la celebre Fenomenologia di Mike Bongiorno questa maschera costituiva una soglia inarrivabile, che metteva a suo agio chiunque perché (notava Eco) nessuno si sentiva inferiore a lui.
Molta acqua è passata sotto i ponti di una carriera più lunga della Prima Repubblica, ma può far riflettere la circostanza che ormai da parecchi anni (e manifestamente nel sodalizio con Fiorello), Bongiorno avesse smesso di rappresentare l'uomo medio. Questo non tanto per una scelta autoironica, o per una evoluzione, quanto piuttosto perché l'uomo medio - almeno quello rappresentato dalla neotelevisione - aveva raggiunto dei livelli talmente bassi che la maschera di Mike risultava ampiamente inadeguata.
Bongiorno, così, ha subito una metamorfosi da fenomeno a noumeno, per usare in maniera maccheronica un altro termine che ho imparato molti anni dopo aver letto la Fenomenologia. Era diventato non l'iperbole dell'uomo medio, ma quasi un intellettuale critico, e questo senza cambiare di una virgola, il che può costituire un motivo di rammarico che si aggiunge alla tristezza per la sua scomparsa.