Si straparla spesso in Italia di libertà di stampa, vedendo magari minacce dove ve ne sono poche o punto. Ieri invece è scattato un pericolo reale con un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale che tronca le agevolazioni concesse ai quotidiani per le spese di spedizione postale agli abbonati. Togliere dinamismo all'informazione non è mai cosa che fa onore a un governo, e stavolta con un'aggravante. Il decreto ha addirittura un effetto retroattivo stabilendo che dal 1° aprile la tariffa agevolata viene annullata anche agli abbonamenti in corso. Un colpo alla "certezza del diritto", di cui tanti si ammantano. Ma, a poche ore da un'elezione che ha visto milioni di cittadini stufi della "casta", appare evidente la sperequazione se i tagli vengono comparati a tutele e sovvenzioni di cui godono i giornali di partito. Due assurdi pesi e due truccate misure. I contributi per le spese di spedizione agli abbonati non sono una regalia. Sono la compensazione di un disservizio pubblico, quello postale, che impedisce ai lettori di ricevere i giornali in tempi ragionevoli per la lettura come accade in tutti i paesi civili. Siamo il giornale del rigore nei conti pubblici, ma non del rigor mortis per i giornali, che nutrono di idee e temi anche il Web. E contro questa imposizione ci batteremo, certi di spuntarla per i lettori e per la libera opinione pubblica.