È arrivato il giorno del gran debutto per il Trattato di Lisbona, ma già da tempo le cancellerie dei 27 si sono accapigliate per spartirsi le poltrone della Nuova Europa. Del basso profilo del neopresidente, Herman Van Rompuy, e dell'alto rappresentante per gli Esteri, Catherine Ashton, già molto si è detto. Ma nella formazione della nuova Commissione Ue non sono mancati altri esempi di triste eurolottizzazione. L'appetito nazionale ha spesso prevalso sulle competenze personali, con buona pace dello spirito comunitario. Così, l'irlandese Maire Geoghan Quinn dalla Corte dei conti Ue finirà ad occuparsi di ricerca. Dal braccio di ferro tra Parigi e Londra sul portafoglio dei servizi finanziari è uscita la nomina di Michel Barnier, con esperienza di commissario alle Politiche regionali e in Francia di ministro dell'Agricoltura e degli Esteri, ma poca conoscenza dei regolamenti di Borsa. A lui la delicata partita di negoziare con Washington le regole della governance mondiale dei mercati. Sotto controllo però di un direttore generale inglese, Jonathan Faull, per rassicurare la City. Compromessi degni della peggior politicuccia italiana.