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na volta un signore molto cortese durante una conferenza sulla pace mi chiese: «Qual è secondo lei il contrario di amore?». Io risposi: «Indifferenza, rabbia, odio, vendetta» e, in verità, avrei potuto aggiungere ancora altre definizioni. Ma il mio interlocutore mi in-terruppe: «Tutto ciò corrisponde a verità,ma il vero contrario dell'amore è la paura».
La nonviolenza esige il coraggio di vincere la paura, un sentimento che è causa ed esito della violenza e del terrore. È ovunque. Si ha paura di non possedere abbastanza, della fame, di perdere potere, degli amici e dei nemici. Esiste anche la paura della paura: la mancanza di fiducia nel prossimo.
La pace (shanti in sanscrito)è sempre stata traguardo di ricerca universale, l'essenza stessa delle grandi religioni e delle dottrine filosofiche.
La scienza e la filosofia astratta sono collegate alla ricerca della pace. Come la matematica e la musica vanno di pari passo, così il progresso scientifico deve tendere all'armonia universale.
La realtà che viviamo è una catena globale di sentimenti di paura, di spaventoso inquinamento ambientale e ancor più orribile violenza umana, di terrore per le armi biologiche, chimiche e nucleari.
Violenza è inquinare e inquinare è esercitare violenza. Questa consapevolezza deve essere tradotta in un traguardo da raggiungere, in una meta per il movimento che ambisca a ripulire la mente umana da ogni violenza, l'ambiente da ogni inquinamento.
Sappiamo che esistono quattro elementi- acqua, fuoco, aria e terra ma nella filosofia indiana ne esiste un quinto:lo spazio,l'ignoto.Io concepisco lo spazio come mente. Se i quattro elementi possono essere inquinati, così lo spazio. Per combattere la violenza e il terrore, i singoli e le società intere devono assorbire forza e ispirazione dalla vita e dal messaggio del Mahatma Gandhi. Le Nazioni Unite stanno celebrando il Satyagraha , lotta non violenta: stanno sperimentando la verità e la nonviolenza così come fece Gandhi. Per questo hanno proclamato il 2 ottobre - anniversario della nascita del Mahatma- la Giornata Internazionale della Nonviolenza. È interessante notare che Gandhi non ebbe una figura di riferimento a cui ispirarsi. La sua ricerca era indirizzata alla verità della sua coscienza.
La sfida di Gandhi è la sfida alla coscienza dell'individuo, per le sue responsabilità a lottare contro l'ingiustizia. Pensare continuamente senza mai ricorrere alla violenza è una sfida per tutti noi. L'unica strada per una pace universale inizia da ciascuno di noi: pensare e riflettere senza violenza è una sfida con se stessi.
Lo sviluppo di un paese dovrebbe essere messo in relazione alle seguenti domande: quale è il nostro atteggiamento nei confronti dei deboli e dei meno fortunati? Come possiamo fermare i messaggi violenti trasmessi dai film e da altri media? Come trattiamo gli animali? E il nostro ambiente? quale educazione stiamo impartendo ai nostri bambini? La maggior parte dei criminali e dei terroristi ha vissuto un'infanzia molto violenta e piena di terrore.
Sarebbe opportuno iniziare ad evitare l'uso di alcuni vocaboli, per esempio tolleranza: perché dovremmo tollerare l'ingiustizia? Tollerare significa anche accondiscendere. Oppure espressioni quali "fanatico hindi", "terrorista islamico", "cristiani violenti" e così via. Il terrorismo non è correlato ad alcuna religione particolare.
Se ci limitiamo a parlare di pace, la pace non verrà. Se invece ci impegneremo in programmi costruttivi, approderemo un giorno all'armonia universale. La pace è anche azione.
Secondo Gandhi la vera liberazione - al di là della libertà politica - è la visione del Sarvodaya , parola che significa «risveglio dello spirito in armonia con la natura e la vita », in pratica l'autorealizzazione. Ma Sarvodaya è anche un nuovo ordine sociale, nel quale nessun uomo sarà sfruttato da un altro uomo e così la natura.
Sessantuno anni fa l'indipendenza politica dell'India coincise con la liberazione spirituale per i britannici nel momento in cui questi si affrancarono dalla loro stessa violenza e ingiustizia.
Cerchiamo dunque di trovare un modo che ci consenta di creare un futuro civilizzato per le generazioni future. Indirizziamoci verso tecnologie che conservino inalterata la bellezza della natura e l'affrancamento da ogni paura. Con una società spiritualmente ricca non dovrebbe esserci motivo alcuno di provare paura o fame in tutto il mondo.
Secondo il grande filosofo indiano Swami Vivekananda, la parola civiltà tradotto in lingua hindi significa: tradizione di vera e buona condotta dell'individuo e della società. Swami Vivekananda ha detto: «Civiltà è la paziente costruzione del carattere, l'intensa lotta per realizzare la verità che, unica, spalancherà il futuro dell'umanità».
(Traduzione di Anna Bissanti)