Già nel 2003, all'età di 80 anni, aveva dimostrato di non essere legato agli incarichi, ma fu richiamato nell'emergenza seguita alla morte dell'Avvocato e al passaggio di Umberto Agnelli al Lingotto. Per «spirito di servizio», Gianluigi Gabetti rispose «va bene, lo faccio». La crisi della Fiat e la successiva scomparsa di Umberto l'hanno obbligato a tornare sul ponte di comando della galassia Fiat. Un atteggiamento in stile sabaudo da "civil servant" della famiglia. Passata la crisi, negli anni della ripresa e dell'irresistibile ascesa di Sergio Marchionne, Gabetti ha lasciato via via gli incarichi operativi relegandosi nel ruolo di Gran Consigliere dell'erede designato dall'avvocato Agnelli alla guida di Fiat, John Elkann. Ora, l'ultimo passo: Gabetti lascia il testimone raccolto dall'Avvocato della accomandita di famiglia, la Giovanni Agnelli & C Sapaz, la holding a cui fa capo il controllo del gruppo torinese. Certo una decisione, quella di Gabetti, legata anche all'età, ma che completa una carriera importante al servizio degli Agnelli con un gesto nello stile della casa.