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Politica, purè e crema impazzita

di Davide Rondoni

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10 gennaio 2010

Forse la politica italiana è come il purè. Devi mescolarla a lungo perché venga fuori qualcosa di buono. O forse no, non è come il purè. È piuttosto qualcosa di simile a quel che la mia nonna chiamava "crema impazzita". Un grumoso, insapore pastone. Qualcosa venuto male. Uno dice: bipolarismo. Uno dice: centro-destra o centro-sinistra. Qualcun altro dice: coesione. Uno pensa: i partiti, le posizioni, le differenze. E poi invece ci si trova davanti, in questi giorni che preparano le Regionali, a un continuo rimescolamento, ad alleanze che mutano con il passare dei minuti, con un passaggio e ripassaggio di schieramenti.
Il confine tra governi e opposizioni, a livello locale e anche centrale non si capisce bene. Ci son quelli che si alleano diversamente a seconda dei posti. Quelli che se si candida quel tizio del proprio schieramento votano l'altro. E poi ci son quelli che dicono che stanno a guardare cosa fan gli altri e poi si posizionano. Come se la politica fosse una faccenda di arredo: se metti lì la poltrona, allora l'armadio si mette là. Dubito che gli italiani stiano veramente seguendo la sarabanda di notizie di queste ore. Dubito che le capiscano. Forse assistono al balletto un po' surreale e pensano ad altro. Li lasciano fare.
Gli italiani han sempre più o meno lasciato fare ai loro "signori". Tranne poi ogni tanto dare l'assalto al palazzo. O, più frequentemente, assistere con la stessa incuranza alle congiure con cui i signori si facevano (e si fanno) fuori tra loro. Sotto un altro signore, che si crede splendido e immortale. Fino al prossimo. È nell'indole degli italiani. Che si appassionano alla politica per motivi teatrali. Quasi come se assistessero a scontri di pupi o di marionette. Però se lo spettacolo è scadente, se invece dello scontro e dell'agone per motivi nobili e per alti ideali c'è la farsa delle comparse, o se c'è il solito minestrone, allora no, non si appassionano più. Vanno a votare, gli italiani, in numero anche più grosso di altri. Ma non per questo si sentono partecipi della vita politica. Anzi.
E spettacoli di crema impazzita come in questi giorni non aiutano granché. Si dirà: è il bipolarismo, bellezza. O meglio l'imperfezione italiana del sistema bipolare. Invece del compattamento, in prossimità delle elezioni, si assiste a frazionamenti, distinguo, quando non a veri e propri personalismi. Ma il fatto resta: è come vedere dei giocatori che hanno dichiarato di voler giocare a calcio, seguendo certe regole che si sono dati, iniziare improvvisamente a prender la palla con le mani, o a uscire dal campo di gioco e dire che non è "out". Tutto questo non sarebbe preoccupante se il modesto spettacolino avvenisse in momenti di euforia, di spinta, di contagio di energia. Ci si potrebbe trovare persino, a sforzarsi un poco, qualcosa di divertente. Il tutto, però, avviene in un momento in cui morsi della crisi e ombre sulla sicurezza internazionale inquietano i cuori e la vita concreta di molti.
Il grande poeta Baudelaire avvisava che le disfatte sociali non sono imputabili direttamente alla sorte di questa o quella istituzione o organizzazione politica. Avvengono per «avvilimento dei cuori». Noi non crediamo che siano a rischio in Italia il Parlamento o altre istituzioni democratiche. Ma siamo certi che tale modestissimo show e che tale ennesima porzione di crema impazzita porti altro avvilimento ai cuori dei nostri concittadini. Ed è questa la china pericolosa, la grande irresponsabilità. La sventura. La quale, ricordava ancora Baudelaire, non si presenta quasi mai con schianti e strepiti, ma attraverso la noia.

10 gennaio 2010
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