Un giovane laureato su due cerca il suo primo posto di lavoro vicino a casa e gradirebbe vivamente che fosse a tempo indeterminato. Il posto fisso. Possibilmente, il giovane vorrebbe anche un lavoro solido, duraturo, magari per tutta la vita. I giovani, infatti, preferiscono settori anticiclici, quelli meno esposti alle crisi e all'eventualità di licenziamento. Bamboccioni? Fannulloni? Cresciuti nella bambagia? Tutta colpa loro? Troppo facile rispondere sì. Forse sarebbe il caso d'interrogarsi se le preferenze dei giovani - che emergono ciclicamente a ogni sondaggio delle aziende di ricerca, ieri Monster - non siano figlie del modello che la società propone loro. Il merito? Scomparso o forse mai emerso. Le progressioni di carriera? Automatiche. La burocrazia? Imperante. Il talento? Costretto a cercare fortuna all'estero. Anche questi risultati emergono da tutte le classifiche internazionali sulla scuola e la ricerca in Italia. Forse su questo bisognerebbe interrogarsi, e agire, a monte. I risultati, a valle, potrebbero essere sostanzialmente diversi.