Il parlamento vota il diritto di non soffrire per 250mila malati terminali, per milioni di malati cronici, per 11mila minori inguaribili. Per una volta mette da parte fazioni e polemiche e dà un esempio di civiltà. Perché garantisce per legge un diritto alle cure fin qui negato, o quasi. E perché per una volta vara una legge bipartisan. Con un voto unanime, rarità assoluta nel nostro panorama politico. È accaduto ieri alla Camera, mentre andava in scena l'ostruzionismo del Pd contro il decreto ad listam del governo e mentre al Senato si scatenava la bufera per la fiducia sul legittimo impedimento. Pd e alleati hanno fatto uno strappo al blocco dei lavori lasciando spazio alla legge per i pazienti più fragili. La legge è passata. Una bella pagina parlamentare. Che dice come il diritto alla salute non abbia colore politico. E c'interroga sulla necessità di regole condivise sulle grandi riforme, e non solo. Ma ci dice anche che il diritto a non soffrire va tutelato nella sua applicazione, che servono più risorse, che gli operatori non vanno caricati di responsabilità per poi lavarsene le mani. E che ora si deve vigilare tutti insieme, in maniera bipartisan, per evitare un altro fallimento.