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SCIENZE SOCIALI / Senza ricerca non c'é sviluppo

di Guido Tabellini

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10 novembre 2009

Talvolta non ci si rende pienamente conto di quanto siano fondamentali il progresso e l'accumulazione della conoscenza nelle scienze sociali, e la diffusione di queste conoscenze nella società. Siamo abituati a pensare che il progresso tecnico-tecnologico e l'accumulazione della conoscenza nelle scienze naturali sia la fonte principale del benessere e del progresso dell'umanità. Le scoperte in medicina e biologia, le nuove tecnologie informatiche, le nanotecnologie, i progressi in campo energetico e ambientale: da tutto questo pensiamo che dipenda il nostro benessere, ed è su questo che riponiamo le nostre speranze per assicurare un futuro migliore ai nostri figli.
In realtà, non è così semplice. Le capacità di convivenza sociale, di organizzarsi come società libera e democratica, di far rispettare i diritti economici e civili degli individui, di far funzionare un'economia di mercato, è ancora più fondamentale. Nel mondo globalizzato, la risorsa più scarsa non è la conoscenza tecnologica. Questa è accessibile anche nei paesi più poveri. La Corea del Nord, il Pakistan hanno la bomba atomica. Probabilmente tra qualche anno ce l'avrà anche l'Iran. Eppure, se guardiamo al loro benessere economico, alle loro istituzioni politiche, alla loro capacità di funzionare come una società d'individui liberi di autodeterminarsi, alcuni di questi paesi sono incomparabilmente più indietro rispetto alle moderne democrazie liberali.
Ciò che manca a molti paesi africani, o ai paesi più poveri in Asia, non è la conoscenza tecnologica e neanche i talenti. La risorsa più scarsa è l'insieme delle istituzioni (formali e informali) che consentono a una moltitudine d'individui, ognuno dei quali alla ricerca di un suo obiettivo personale, d'interagire pacificamente contribuendo tutti insieme al benessere generale.
Queste istituzioni sono solo in parte il risultato di un'evoluzione graduale e magari inconsapevole di abitudini e costumi. Per la parte restante, e forse preponderante, sono il frutto di conoscenze e valori accumulati nel corso del tempo grazie alle idee di scienziati sociali in senso lato, e diffusi nella società anche attraverso l'istruzione offerta da università indipendenti dal potere politico. È da questo patrimonio storico di conoscenze e valori, e soprattutto dalla sua diffusione nella società civile, che dipendono in modo cruciale il benessere e la capacità di progredire delle moderne democrazie liberali basate sull'economia di mercato e sullo stato di diritto.

Queste osservazioni non si applicano solo al confronto tra paesi avanzati e in via di sviluppo. Anche nei paesi più ricchi e liberi, il progresso della collettività dipende dal buon funzionamento delle istituzioni economiche e politiche, e della società civile. E anche in questi paesi, i progressi nelle scienze sociali e un buon sistema educativo sono determinanti per favorire il buon funzionamento delle istituzioni, la loro evoluzione e l'adattamento a circostanze che mutano.

Le tendenze in atto nelle scienze economiche e sociali rinforzano queste ultime considerazioni. Nell'evoluzione recente delle scienze economiche e manageriali, della sociologia, delle scienze politiche, della storia economica, addirittura del diritto, l'analisi empirica ha un ruolo sempre più rilevante. Questa evoluzione si coniuga con una focalizzazione sui comportamenti delle unità rilevanti per le decisioni economiche e sociali, siano esse individui, famiglie, aziende, governi, e sulle interazioni tra tali unità. Il confronto tra massimi sistemi, o tra scuole di pensiero animate da diverse prospettive ideologiche, appartiene alla storia del pensiero, non alla ricerca sulle economie e società attuali. Questa evoluzione è stata resa possibile anche dalla rivoluzione informatica, che ha messo a disposizione dei ricercatori una massa una volta inimmaginabile di dati e informazioni sui comportamenti di singoli individui o aziende, e ha abbattuto il costo della raccolta e dell'analisi statistica d'informazioni così dettagliate.
Inoltre, e sempre grazie al peso acquisito dall'analisi empirica, vi è un legame molto forte tra la ricerca di avanguardia e i problemi rilevanti per i governi/le aziende/gli operatori economici. La dicotomia tra quella che alcuni chiamano ricerca di base e ricerca applicata è sempre più una falsa dicotomia, nel senso che la buona ricerca nelle scienze economiche e sociali oggi è la ricerca che ha qualcosa da dire sui problemi più rilevanti per la società, e che serve da guida a chi deve operare nel mondo reale. Ciò è particolarmente vero con riferimento alla politica economica. Nelle moderne economie di mercato, le riforme che hanno successo sono tipicamente piccoli passi incrementali, basati su un'approfondita analisi empirica - ciò che altri hanno chiamato piecemeal institutional engineering, riforme istituzionali a spizzico.
Per questo la buona ricerca economica è propedeutica alla buona politica economica.

Dalla relazione di inaugurazione dell'anno accademico 2009-2010 dell'Università Bocconi

10 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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