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NO COMMENT / Saif, l'erede di Gheddafi made in Italy

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10 Ottobre 2009

La schiera delle società italiane che scrutano le complesse vicende libiche cercando di capire quali sono le novità in arrivo è piuttosto numerosa. I vertici dell'Eni stanno facendo fruttare al meglio il patrimonio di rapporti eccellenti su cui il gruppo può contare da tempo. Finmeccanica ha chiuso, in rapida successione, contratti di peso. Mediobanca ha seguito passo dopo passo il recupero di relazioni eccellenti tra il colonnello Muammar Gheddafi e l'Italia. UniCredit ha capitale libico tra gli azionisti di maggior caratura che hanno confermato pieno appoggio anche in occasione dell'ultimo aumento di capitale. Marco Tronchetti Provera è tra gli imprenditori italiani più considerati. Impregilo è capofila del consorzio per la grande autostrada del Mediterraneo, 1.700 chilometri per collegare Libia e Algeria.

Per questo la notizia del nuovo, prestigioso incarico in arrivo per Saif al-Islam, figlio primogenito di secondo letto del colonnello, è stata accolta con estremo interesse e parecchio entusiasmo. Saif, infatti, è conosciuto per le aperture verso il mondo occidentale e, in particolare, per l'interesse con cui segue quanto accade in Italia (ma ha una rete estesa di interlocutori anche in America, Inghilterra, Francia). L'indiscrezione, anticipata mercoledì 7 ottobre dall'agenzia di stampa Radiocor, è stata raccolta in ambienti diplomatici internazionali. L'incarico che gli verrà affidato non è finora conosciuto, ma gli apre la strada come erede del colonnello, giunto ormai in età avanzata. Saif, 37 anni, laureato in Scienze ingegneristiche, ha fondato la International foundation for charity associations e finora, almeno in Italia, è conosciuto soprattutto come pittore, per via di una mostra tenuta nell'autunno 2002 a Castel Sant'Angelo.

L'erede pronto per la designazione conosce mol-to bene l'Italia, oltre a parlare l'italiano con una certa disinvoltura. Si può dire di lui che fa parte della terza generazione impegnata nelle aperture verso l'Occidente. La prima è stata quella ben rappresentata da Rejeb Misellati,in stretti rapporti con l'allora amministratore delegato del Banco di Roma, Mario Barone. Misellati è stato governatore della Banca centrale libica e,quando era di passaggio a Milano, coglieva spesso l'occasione per incontrare Enrico Cuccia, a Mediobanca. La seconda ondata ha come riferimento Abdullah Saudi, considerato negli anni Ottanta il più occidentale tra i banchieri arabi, in passatorappresentante dei libici nel consiglio di amministrazione della Fiat. Ora sono di turno Saif al-Islame i banchieri al vertice delle due casseforti di Tripoli: la Libyan arab foreign investment company (Lafico) e la Libyan investment authority (Lia).

Una generazione che ha studiato nelle migliori università internazionali e parla perfettamente l'inglese. Saif al-Islam,molto legato all'ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur, è un po' il loro punto di riferimento. Nel mondo della politica ha frequentazioni consolidate con Silvio Berlusconi, con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, con l'ex ministro degli Interni Beppe Pisanu. Ma anche con Lamberto Dini e Massimo D'Alema. In campo economico i rapporti sono con il banchiere Cesare Geronzi, con l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni (rafforzata dalle giornate di sci sulle piste di Cortina), con Marco Tronchetti Provera (per i legami di vecchia data con un fratello della moglie Afef) e Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica.

fabio.tamburini@ilsole24ore.com

10 Ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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