Racconta Erodoto che i Babilonesi erano soliti portare i malati sulla piazza del mercato: «Accostandosi all'infermo i passanti lo consigliano sulla malattia, raccomandando quanto fatto per scampare da un male simile». Il malato di questi giorni, nel mondo delle imprese è la milanese Innse, e mettere in piazza i suoi guai ha avuto l'effetto di trovare ben quattro potenziali compratori. Da una crisi assoluta, irrecuperabile, si è passati a un'ipotesi di sviluppo avanzata da gruppi solidi, non da avventurieri. A mettere «in piazza» il malato non sono state però le istituzioni, bensì gli operai. La protesta disperata, gridata dall'alto di una gru, ha portato televisioni e giornali. Il rischio, già visibile nel caso Cim, è l'emulazione, la convinzione che solo in questo modo si possa conservare il lavoro. Tutto ciò è illusorio: se l'azienda è irrecuperabile la spettacolarizzazione aumenterà solo i costi sociali della vertenza. Se gli impianti sono recuperabili ciò che conta è far circolare nel modo migliore le informazioni. E cosa c'è di meglio del tavolo negoziale? Nella circolazione delle informazioni, oggi si può far meglio dei Babilonesi senza costringere gli operai alla disperazione.