Solitamente, agosto è un mese buono: per le decisioni (a volte) e per le chiacchiere (più spesso). Il clima più rilassato può portare in entrambe le direzioni. Agosto diventa così il periodo migliore per un blitz, economico o politico che sia, o semplicemente si consuma all'insegna di dibattiti che lasciano un po' il tempo che trovano, che non a caso è assai breve ed evapora alle prime luci della ripresa post-feriale.
Un Ferragosto che rimarrà nella storia, per fare un solo esempio, è quello del 1971. L'allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon decretò la sospensione della convertibilità dollaro-oro, facendo crollare uno dei capisaldi del sistema valutario mondiale cosiddetto di "Bretton Woods", cittadina americana che nel 1944 con una grande conferenza internazionale diede i natali, fra l'altro, alla Banca mondiale e al Fondo monetario.
Ma agosto è anche il mese delle chiacchiere, e l'Italia vanta sotto questo profilo una discreta esperienza. Nel 1963, il governo di Giovanni Leone inaugurò la stagione dei "governi balneari", esecutivi a tempo (estivo) che in autunno erano destinati a lasciare il passo a compagini più solide. Chiusa la Prima Repubblica, e stabilizzatosi il quadro, l'estate agostana si è riempita di appuntamenti cultural-mondani accanto alle consuete interviste di governanti e politici, un tempo definite "sotto l'ombrellone". Da qui, un crepitare di proposte e controproposte e un fuoco incrociato di polemiche che scalda una politica che in vacanza non sembra voler andare proprio mai.
A volte si centra l'obiettivo, sollevando questioni interessanti. Più spesso ci si aggrappa alle formule e alle parole. Ecco così l'immancabile nuovo "Piano Marshall" da dedicare al Sud, che a sua volta evoca il rooseveltiano "New Deal". Ed ecco le nuove parole-chiave, come le "gabbie salariali" prospettate dalla Lega sulla base di contributi di studio (ultima, la Banca d'Italia) che a loro volta hanno spinto anche il premier Berlusconi ad affermare l'esigenza di agganciare i salari al costo della vita, tenendo conto delle differenze Nord-Sud.
Improvvisamente, tutti sembrano aver scoperto che 80 metri quadri affittati a Milano centro sono più cari di 80 metri quadri affittati a Caltanissetta centro. Via, allora, ai differenziali retributivi, perché la vita al Sud costa meno: si torni alle "gabbie" abolite nel 1969…
Peccato che quello fosse un sistema rigidamente centralizzato, il contrario dello stesso "federalismo contrattuale" propugnato da Marco Biagi. E peccato che la stessa Banca d'Italia (pag. 61 del quaderno «l'economia delle Regioni 2008" del luglio 2009) ci spieghi che, a favore del Settentrione, «nell'industria i differenziali retributivi totali tra il Nord e il Mezzogiorno sono di circa 15 punti per gli operai e 22 per gli impiegati».
Semmai, bisogna "sgabbiare" salari e stipendi. Nella logica che sta alla base dell'accordo tra le parti sociali (tranne la Cgil) raggiunto nei mesi scorsi, che prevede anche intese locali e deroghe ai contratti nazionali per sostenere sviluppo e occupazione in determinate aree. A partire, ovviamente, dal Sud.
Ma ad agosto sembra prevalere, più che un dibattito serio, un chiacchiericcio confuso e altisonante. E in fondo va bene così: dura comunque poco e, tra un piano Marshall e l'altro, non stressa davvero nessuno. Buon Ferragosto.