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Misure concrete, non c'è appello

Nicoletta Picchio

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11 aprile 2010


Lo incalza, chiamandolo in causa ripetutamente durante tutto il discorso. Dandogli del tu, in modo diretto, richiamando il numero uno del governo ai propri impegni: «Ti chiedo, presidente», «Lavoriamo insieme, presidente». «È ora di passare ai fatti, presidente, senza polemiche».
È determinata Emma Marcegaglia rivolgendosi a Silvio Berlusconi e alla platea, mentre conclude i due giorni del convegno biennale del centro studi di Confindustria che si è tenuto a Parma, "Libertà e benessere, l'Italia al futuro". «Il paese sta declinando, da dieci anni la crescita è bloccata», ha avvertito la presidente degli industriali. «Bisogna voltare pagina. Questo per noi è un momento importante, dobbiamo farlo», ha esordito di fronte al pubblico, più di 6 mila imprenditori, un record storico. «Siamo il motore dello sviluppo, ce lo dobbiamo dire», ha scandito tra gli applausi, 33, in 33 minuti di discorso.
E se l'industria è il traino della crescita, è da questo mondo che arriva forte il richiamo a «cambiare passo», fare le riforme, «per tutti insieme tornare a crescere». La presidente della Confindustria mette sul tavolo un obiettivo: + 2% di Pil all'anno per tre anni. Si avrebbero 50 miliardi in più di ricchezza da distribuire e 700mila posti di lavoro.
«Vogliamo vincere la sfida competitiva. Ma da soli non ce la facciamo: abbiamo bisogno di un governo e di una politica che ci segua». Silvio Berlusconi poco prima aveva detto sì alle riforme nella legislatura. Ma la Marcegaglia non si è accontentata e ha stretto il governo su cosa fare e quando: «Il tempo è fondamentale». Con un ulteriore messaggio: «Ci siamo battuti per una riforma istituzionale, ma ora la priorità è la crescita».
Quindi, sei punti: riforma dello Stato, «che è un cancro del paese, fa troppe cose e male», infrastrutture, ricerca e innovazione, fisco, federalismo fiscale, energia. Dicendo chiaro che gli imprenditori non faranno sconti: «Dovete dimostrare di essere quel governo del fare per cui gli italiani vi hanno dato fiducia. La maggioranza è uscita dal voto rafforzata: le regionali vi offrono una prova senza appello», ha detto la Marcegaglia, ricordando che la campagna elettorale è stata «pessima».
Ma, appunto, bisogna girare pagina. E la Marcegaglia ha indicato una «road map»: entro la prossima assemblea di Confindustria, il 27 maggio, il governo dovrà aver stanziato almeno 1 miliardo per la ricerca per i prossimi tre anni, con meccanismi automatici come il credito di imposta, e 1,5 miliardi per le infrastrutture. Entro fine anno, bisognerà avviare il piano per ridurre la spesa corrente di 1 punto di Pil per i prossimi tre anni, tagliando di pari passo le tasse per imprese e lavoratori «che tengono in piedi il paese».
Bene il progetto di riforma fiscale «ma non possiamo aspettare tre anni: bisogna agire prima, facendo qualche primo passo sull'Irap». E sull'eventuale manovrina, mette le mani avanti: «È stata smentita, spero non ce ne sia bisogno. Certo non si può pensare di alzare le tasse».
Altro tasto, la spesa pubblica: quella corrente è aumentata nel 2009. «Non possiamo essere solo noi imprenditori a tirare la cinghia». Si può agire sulle invalidità, sulla concellazione degli enti inutili: «Il progetto del bravo ministro Calderoli è fermo in Parlamento. Tiratelo fuori». E poi le infrastrutture: sugli oltre 11 miliardi di euro stanziati, ne è entrato in circolazione uno e ne sono stati spesi 20 milioni. Mentre si continuano a spendere i fondi strutturali europei in mille rivoli. E ancora, bisogna far partire il piano casa.
Sì al federalismo fiscale: «Va fatto e bene, deve essere un'occasione per ridurre gli sprechi e responsabilizzare gli amministratori». Ma sono preoccupanti le prime mosse dei governatori di Lazio e Calabria che hanno chiesto una diluizione del rientro dal deficit sanitario. Chi non raggiunge i costi standard «deve essere mandato a casa, senza poter essere più rieletto». Ultimo tema, il nucleare: «C'è il rischio che si blocchi. Il governo deve coordinarsi con le Regioni sui siti, e poi andare avanti». Su tutti questi punti, Confindustria è pronta a mobilitarsi: «Bisogna lavorare insieme, anche con i sindacati».
E poi, occorre rilanciare la concorrenza: «Non si può parlare di tariffe minime per i professionisti e i commercianti. Non si può avere un pezzo del paese sussidiato che scarica i costi su chi deve stare sul mercato». E per stare sul mercato, serve anche il credito: «I bilanci 2009 - ha detto - saranno peggiori rispetto al 2008, la qualità del credito si abbasserà. Basilea 3 rischia di portare altre restrizioni. Se ciò accade, andiamo a fondo tutti». E allora l'appello a Berlusconi: «Il Governo affronti questo tema in Europa, come è importante sollecitare gli Union bond». Giusto il rigore sui conti, ma bisogna anche pensare allo sviluppo. Mettendo fine a quegli «egoismi e nazionalismi» che, denuncia la Marcegaglia, «stanno rendendo difficile il clima in Europa».

11 aprile 2010
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