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FINANZIARIA / Quando un comma tira l'altro

di Michele Ainis

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11 Dicembre 2009

Moriremo di "commite". Non un'influenza bensì una pestilenza, un virus normativo che ormai da lungo tempo ci alleviamo in corpo. E che ovviamente se ne infischia della maglietta politica che ciascuno indossa sotto la camicia: le malattie non hanno una bandiera. Stavolta tocca al centro-destra, con il maxiemendamento alla finanziaria 2010 dove s'accalcano 250 commi in un solo articolo di legge. Non è la prima volta, non è neppure un record.

Nel 1996 un'altra legge finanziaria - firmata dal centro-sinistra - aveva inanellato 267 commi, polverizzando tutti i primati precedenti. Da qui un diluvio di critiche e promesse: non lo faremo più. Infatti nel 2005 ancora una legge finanziaria - varata però dal centro-destra - ne raddoppiò la cifra: 593. Un labirinto normativo dove il lettore incespicava sullo stralcio dell'Ufficio stralcio (comma 233), e dove al comma 168 faceva capolino persino un Commissario straordinario per la vigilanza sul comma. Nuove polemiche, nuovi giuramenti. Ma nel 2006 il centro-sinistra - tornato nella stanza dei bottoni - all'atto di licenziare la propria finanziaria mandò in Gazzetta Ufficiale un articolo di legge con 1.365 commi, un elenco del telefono senza eguali al mondo.

Questione d'ingegno, di talento: quando ci mettiamo all'opera, noi italiani siamo sempre i primi della fila. O almeno lo siamo diventati, perché una volta la patria del diritto trattava il diritto con ben altra misura. La Carta del 1947, per esempio: i costituenti la confezionarono rispettando l'aurea media di 3 commi per ciascuno dei suoi 139 articoli. Ma succedeva, per l'appunto, in tutt'altra stagione. Nel 1999 il centro-sinistra ha riscritto l'articolo 111 della Costituzione, per introdurvi il principio del giusto processo: e i commi sono lievitati da 3 a 8. Due anni dopo, nel 2001, la riforma federalista - anch'essa battezzata dal centro-sinistra - ha messo mano all'articolo 117, gonfiandolo da 3 a 9 commi (con il comma 2 a propria volta suddiviso in 17 lettere). Mentre nel 2005 la megariforma del centro-destra - respinta poi dagli elettori con un referendum - provò a riformulare per esempio l'articolo 70, stirandolo da un rigo a 113 righe, da 9 a 717 parole.

Insomma la "commite" sarà pure indigesta per chi mastica Gazzette Ufficiali a colazione, però gli untori si divertono da matti. Divertimento bipartisan, senza eccezioni. Nel 1997 una legge Bassanini (la numero 27) stabilì che i commi possano venire intitolati, oltre che numerati. Cadde così ogni residua differenza fra l'articolo e il comma, e cadde altresì ogni remora a tirarli in faccia ai cittadini come manciate di coriandoli. E da dove s'affacciava questa lieta novella? Dall'articolo 17, comma 29; che era poi soltanto uno dei suoi 138 commi.

Quest'estate la legge sulla sicurezza (numero 94 del 2009) ha messo in pista l'ennesima berlina con guida a destra su un motore brevettato a sinistra: 3 soli articoli, ma un totale di 128 commi, che nel complesso modificano più di 200 disposizioni normative. Tuttavia la destra ha brevettato a propria volta il comma urgente: nella fotografia scattata dal Rapporto 2009 sullo stato della legislazione, i commi dei decreti legge convertiti sono 2.816, il 61% del totale.

Domanda: ma è solo una questione di forma, o se vogliamo d'eleganza nel fraseggio normativo? Risposta: no, è questione sostanziale, non foss'altro perché in una legge - né più né meno che in un brano letterario - il "che cosa" dico dipende dal "come" lo dico, dalle parole che metto sulla carta, dall'ordine che governa le parole. Bis-domanda: e c'è rimedio allo spreco di commi e di parole? C'è forse una regola che ne vieta l'abuso? Bis-risposta: la regola c'è, conservata all'interno della regola più alta, la Costituzione. Solo che questa regola non viene enunziata apertamente, doppiamo scoprirla usando il coltello della logica.

Ora, l'articolo 72 della nostra Carta impone l'approvazione delle leggi "articolo per articolo". Perché? Per garantire l'omogeneità dei voti espressi in parlamento, e inoltre per difendere la libertà di voto dei parlamentari. È evidente infatti che se ti servo un'insalata mista, tu potresti essere allergico ai pomodori, e andare pazzo viceversa per il sedano, i cetrioli, le carote. Ma in questo caso gli onorevoli non possono scartare dal piatto i pomodori: o mangiano tutto o restano digiuni. D'altronde, per la medesima ragione la Consulta (sentenza numero 16 del 1978) ha vietato i referendum su una pluralità di disposizioni eterogenee, proprio per non coartare la libertà degli elettori. Nella fattispecie i radicali domandavano l'abrogazione di 97 articoli del codice penale; la Corte accese il rosso del semaforo, però non ha mai fatto altrettanto riguardo alle leggi farcite con centinaia di commi. Lo ha fatto in un caso il presidente Ciampi (16 dicembre 2004), rinviando al mittente la legge sull'ordinamento giudiziario, dove figurava un articolo di 49 commi dislocati lungo 38 pagine. Poi basta, silenzio dei garanti. Ma non si sa mai, un giorno o l'altro potrebbero svegliarsi.

  CONTINUA ...»

11 Dicembre 2009
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