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IL DISCORSO DI OSLO / Obama: dura solo la pace giusta

di Barack Obama

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11 Dicembre 2009

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Terzo punto che vorrei sottolineare è che una pace giusta non comporta soltanto diritti politici e civili: deve includere anche sicurezza economica e opportunità, perché una pace vera non significa soltanto essere liberi dalla paura, ma anche liberi dalla necessità.

Indubbiamente, è vero che lo sviluppo di rado mette radici se non vi è sicurezza. Ma è altrettanto vero che la sicurezza non può esistere laddove gli esseri umani non hanno accesso in modo sufficiente al cibo, all'acqua pulita, o alle medicine di cui necessitano per sopravvivere. La mancanza di speranza può far marcire un'intera società dal di dentro.

Accordi tra nazioni. Istituzioni forti. Supporto ai diritti umani. Investimenti nello sviluppo: tutti questi sono ingredienti cruciali per assicurare quell'evoluzione alla quale aveva accennato il presidente Kennedy.

(...) Siamo esseri fallibili. Commettiamo errori e cadiamo vittime di tentazioni, orgogli, potere, e spesso del male. Perfino coloro tra noi che hanno le intenzioni migliori talvolta cadono e non riescono a raddrizzare i torti che hanno sotto gli occhi. Per credere ancora che la natura umana possa essere migliorata non occorre pensare che sia già perfetta. Non dobbiamo vivere in un mondo idealizzato per tendere verso quegli ideali che lo renderanno sicuramente un luogo migliore. La non-violenza praticata da uomini come Gandhi e King può non essere praticabile o possibile in tutte le circostanze, ma l'amore che predicarono, la fiducia nel progresso umano, devono diventare per noi la Stella Polare che guida il nostro cammino.

Se perderemo questa fede, se la liquideremo come insulsa o ingenua, se prenderemo le distanze dalle decisioni che prendiamo in termini di guerra e di pace, allora perderemo ciò che l'umanità ha di meglio in assoluto. Perderemo il nostro senso del possibile. Perderemo la nostra bussola morale. Come le generazioni hanno già fatto prima di noi, dobbiamo respingere quel futuro. Come disse Martin Luther King in questa stessa occasione molti anni fa, «Rifiuto di accettare la disperazione quale responso finale alle ambiguità della storia. Rifiuto di accettare l'idea che l'egocentrismo della natura dell'uomo lo renda moralmente incapace di aspirare all'eterna possibilità e apertura verso gli altri con cui da sempre si confronta».

Pertanto, cerchiamo di adoperarci per quel mondo così come esso dovrebbe essere, quella scintilla di divino che ancora commuove nel profondo ciascuna delle nostre anime. Da qualche parte, oggi, proprio in questo momento, un soldato sa di essere sovrastato numericamente, ma resta saldo al suo posto per mantenere la pace. Da qualche parte, oggi, in questo mondo, un giovane manifestante sa che su di lui incombe la brutalità del suo governo, ma ha il coraggio di continuare a marciare. Da qualche parte, oggi, una madre che deve affrontare un'avvilente povertà trova ancora il tempo di insegnare qualcosa al proprio figlio, credendo che un mondo crudele non debba avere spazio nei suoi sogni.

Cerchiamo di vivere seguendo i loro esempi. Possiamo riconoscere che l'oppressione sarà sempre con noi, ma adoperiamoci per la giustizia. Possiamo riconoscere che è impossibile affrontare la depravazione, ma adoperiamoci per far vincere la dignità. Possiamo comprendere che ci saranno sempre guerre, ma adoperiamoci per la pace. Possiamo fare tutte queste cose, perché questa è la storia del progresso umano. Questa è la speranza del nostro mondo. E in questo momento di sfide e pericoli questo è il nostro lavoro, qui sulla Terra.

(Traduzione di Anna Bissanti)

11 Dicembre 2009
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