C'è più ambientalismo a Torino che a Copenhagen. Da ieri si celebra un processo storico che vede due alti dirigenti della svizzera Eternit imputati di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e disastro ambientale doloso permanente (perché non hanno bonificato le aree dopo aver chiuso gli stabilimenti). I morti per i quali si chiede giustizia sono quasi tremila: asbestosi e mesotelioma sono le principali cause di morte per chi ha respirato per una vita la micidiale polvere sottile dell'amianto killer. Sfilano delegazioni di mezza Europa, 2.200 sono le parti civili, 220mila le pagine di dossier, 5 i miliardi chiesti come risarcimento: l'attenzione mediatica è planetaria, l'attesa è per un verdetto destinato a fare scuola. In Belgio hanno già titolato «Il profitto di fronte alla salute». E hanno già condannato: a Torino invece sarà il processo a decidere come è andata. Un processo esemplare, si spera, anche nella capacità di non farsi condizionare dagli slogan.