La scorsa settimana il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia ha indossato il grembiule di McDonald's per lanciare la nuova linea di prodotti McItaly, un menù di «panini ed insalate preparati con il 100% di prodotti italiani».
L'operazione ha ottimi prospettive dal punto di vista commerciale ed industriale, coinvolgendo mille tonnellate di prodotti italiani, per un valore di 3,5 milioni di euro, secondo le stime del ministero. Ma, a detta dello stesso ministro Zaia, questa iniziativa rientra anche nell'ambito «della tutela del made in Italy e della difesa della nostra identità». E su questo punto, in qualità di presidente della Fondazione Altagamma, che promuove l'eccellenza italiana in tutti i settori industriali, sento di dover esprimere il mio dissenso e la mia fondata preoccupazione.
Nel momento in cui le nostre istituzioni si fanno promotrici di un piano che esplicitamente si richiama alla nostra identità culturale, in un settore estremamente significativo per il nostro Paese, quale quello della produzione alimentare, è necessario agire con molta cautela. Se davvero «McItaly dovrà diventare un must internazionale», ciò che stiamo facendo è delegare a questa iniziativa l'immagine della nostra produzione alimentare, in ragione dell'impareggiabile visibilità offerta dal network di McDonald's. E sono fermamente convinto che l'Italia non debba delegare a nessuno, e ovviamente non a McDonald's, la gestione dell'immagine del proprio patrimonio alimentare.
È evidente che non è sufficiente che un prodotto alimentare sia autenticamente italiano per rappresentare l'italianità. L'identità culturale di un prodotto alimentare, identità che nasce dal suo legame col territorio, con tutte le complesse dinamiche che questo legame comporta, non si esaurisce nella certificazione della sua provenienza. La sua identità e la sua unicità sono garantite anche dalla loro preparazione e presentazione. Aggiungere una fetta di bresaola della Valtellina o di formaggio Asiago ad un panino McDonald's non promuove l'immagine del prodotto, ma al contrario lo incorpora nel «gusto inconfondibile di McDonald's». Così, l'autenticità del prodotto italiano, pur certificata, è compromessa dal contesto in cui si presenta.
Come se non bastasse, la cucina italiana è per definizione l'antitesi del fast food: essa – con la sua immensa varietà – ha inscritte nel proprio dna modalità di elaborazione, di somministrazione e di consumo che sono proprie delle nostre abitudini e della nostra cultura, e si legano con la convivialità e il piacere di vivere. Questa operazione condotta ed appoggiata dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, è valida sul piano della promozione del business degli agricoltori italiani ma nel contempo segna la rinuncia istituzionale da parte del nostro Paese alla difesa di quella tradizione gastronomica che è parte fondamentale della nostra cultura.
La promozione della tavola italiana d'eccellenza è una priorità assoluta del nostro Paese, ed una grande opportunità. La tradizione e la qualità che caratterizza la nostra produzione alimentare fanno di questo settore la potenziale punta di diamante per la produzione italiana di eccellenza, che vede nella moda e nel design le aree che hanno avuto finora il maggiore riconoscimento internazionale. La tavola italiana può raggiungere gli stessi risultati, ma deve essere sostenuta da un approccio strategico che miri all'eccellenza e alla valorizzazione del proprio patrimonio culturale e non alla sua svendita. Diversamente, ne decreteremo l'estinzione.
* Presidente Fondazione Altagamma