Chi fa nero e concorrenza sleale non merita di stare all'interno della filiera produttiva. Va denunciato. Perché fa male a tutti: ai lavoratori, che ricevono paghe miserrime, e ai concorrenti, che subiscono una sorta di dumping ambientale. Inoltre, in qualche modo rappresenta una specie di "diavolo tentatore": se lui lo fa, perché non lo debbo fare anch'io, che ho sempre rispettato la legge ma che adesso proprio non ce la faccio più a ribattere alla crisi? Contro questo potere inquinante, gli imprenditori e i sindacati si sono coalizzati. Sulla Riviera del Brenta, in uno degli avamposti del made in Italy meno massacrati dalla recessione, scatterà una segnalazione all'autorità (ispettorato del lavoro, polizia, guardia di finanza) ogni volta che qualcuno farà qualcosa di illegale. Dunque, anche il profondo Nord si organizza. Con un'operazione di pulizia e di mercato che fa il paio con quella lanciata da Emma Marcegaglia: fuori da Confindustria chi, al Sud, paga il pizzo alla malavita. Le regole del gioco ci sono. Sono valide per tutti. E, sul loro rispetto, adesso, veglia un'intera comunità imprenditoriale.