L'appello del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinal Angelo Bagnasco, contro «l'odio» in politica propone un pilastro della vita civile - non odiare il nemico, ma criticare gli avversari - che dovrebbe darsi per assodato già in ogni elezione di capoclasse. Ma a provare quanto il cardinale abbia meditato, immaginiamo con amarezza personale, le sue parole basta una scorsa alle prime pagine. Non solo l'acredine sempre maggiore tra una «destra» e una «sinistra» orfane delle idee, tragiche ma serie, del Novecento. Non solo la petulanza e l'arroganza denunciate domenica sul Sole dallo storico Sergio Luzzatto. Non solo i casi di Boffo e Marrazzo, gli attacchi a Berlusconi e la reazione altrettanto scomposta dei suoi famigli. Ora anche l'odio in tv della signora Santanché contro la fede islamica e le dichiarazioni dell'onorevole Giovanardi sul povero Cucchi morto in cella, certo non ornate da carità cristiana. Il cardinal Bagnasco ha ragione: la sua semplice verità, non odiamoci gli uni con gli altri, sembra oggi in Italia dono impossibile.