L'asta del "gas release", bandita dal ministero dello Sviluppo economico per mettere in vendita cinque miliardi di metri cubi di metano dell'Eni, è finita con un risultato mediocre. Ottimo lo strumento ma, in questo caso, tarato in modo impreciso rispetto all'obiettivo: dare energia a prezzi ragionevoli al sistema industrale italiano. Perché la prossima gara abbia successo servirebbero alcuni ritocchi. Ecco qualche spunto. La procedura di gara non deve svolgersi nel pieno di agosto, a fabbriche chiuse. I prezzi di base d'asta fissati dal ministero devono tenere conto in qualche misura anche del mercato spot. A fine agosto le medie imprese hanno già firmato i contratti di fornitura per l'anno contrattuale successivo, che comincia il 1° ottobre. La prossima edizione potrebbe mettere in vendita i 3,9 miliardi di metri cubi rimasti invenduti al primo giro. Infine, sarà opportuna un'occhiata agli andamenti economici generali: molte industrie hanno ferie obbligate, dipendenti in cassa integrazione e macchinari fermi; la domanda di metano è bassissima.