I BoT trimestrali sono andati in asta con rendimento (netto) al di sotto dello zero per cento, il nuovo BTp trentennale 2040 è andato a ruba sfiorando la soglia del 5% mentre la vetrina delle obbligazioni societarie si è arricchita negli ultimi giorni di marchi blasonati del made in Italy, come Enel, Eni, Banca Intesa, Generali fino all'ultimo Fiat bond che si avvicina all'8%: tutti richiestissimi. Chi s'indebita ha le sue buone ragioni per tornare sul mercato: trae vantaggio da una curva di tassi relativamente bassi e politiche monetarie ancora accomodanti, mette fieno in cascina per rimborsare il debito che scadrà nei prossimi mesi o anni, trae vantaggio dalla riduzione del premio a rischio dopo i picchi mozzafiato degli spread del 2007-2008. Chi investe ha l'imbarazzo della scelta: dai titoli di stato che rendono poco o nulla ma hanno rating elevati, agli alti rendimenti offerti dalle imprese in un contesto di recessione che va e ripresa debole che viene. La vera domanda è se, caso quanto mai raro, in tutto questo vi siano stati "pasti gratis" per chi si è finanziato all'1% a un anno presso la Bce per poi reinvestire in attività finanziarie.