Avremmo salutato con favore un numero ben maggiore di imprese resistenti rispetto a quelle che realmente hanno deciso di riunirsi in un hotel alle porte di Milano. Non è che, essendo il numero dei convenuti inferiore alle attese, questo riduca il valore del messaggio. La richiesta di un atteggiamento più benevolo del fisco, a cominciare dagli accertamenti, soprattutto ora che le imprese fanno i conti con l'impatto della crisi, fino al superamento degli studi di settore è condivisibile. E non a caso si tratta di un tema già all'attenzione delle associazioni d'impresa, impegnate in un confronto di lunga gittata, scandito da quotidiane sollecitazioni al governo e alle controparti sindacali. Semmai - ancora una volta - quando i giusti temi posti dall'impresa che non rinunci al suo ruolo diventano frutto di bolle mediatiche o di rumors politici o pre-politici inducono le stesse aziende a cautela e prudenza. A nessun industriale piace diventare strumento di campagne di partiti senza averlo deciso volontariamente. A nessun industriale piace far parte di un teatrino più d'immagine che di sostanza. Per questo rimane in fabbrica. E lì resiste.