Cresce la confusione in vista del futuro riassetto azionario di Acea. In uno scenario in cui il Comune di Roma, primo azionista della utility, è obbligato dal decreto Ronchi a scendere sotto il 30% del capitale di Acea (dall'attuale 51%), sulla società si moltiplicano le dichiarazioni di politici, sindacalisti, soci stranieri e lobbisti interessati a vario titolo all'esito dell'operazione. Tutti parlano, molti sussurrano, pochi tacciono: e l'unico dato di fatto certo è che la cessione di almeno il 21% della società da parte del Comune dovrebbe essere discussa con trasparenza, ma certamente non strillata o trasformata in una sorta di «mercante in fiera». Forse qualcuno lo ha dimenticato, ma Acea è una società quotata in Borsa e il Comune ha tempo fino al 2015 per cedere la quota. In questa confusione, che ha contribuito a spingere il titolo fino ai minimi del 2005, una lezione di stile l'ha data certamente Francesco Gaetano Caltagirone, che è appena salito all'8,9% del capitale di Acea: invece di parlare a ruota libera sul futuro della utility, l'imprenditore romano scommette davvero sul suo futuro, comprando azioni sul mercato. (R.Fi.)