Parlandone in termini filosofici si potrebbe tranquillamente citare come un eclatante esempio di "eterogenesi dei fini". Ovvero di una conseguenza non intenzionale di un'azione intenzionale. La riforma delle regole sulla deducibilità degli interessi passivi era stata ideata dal governo Prodi (con l'ultima manovra approvata nell'inverno del 2007) per premiare le imprese meglio capitalizzate e penalizzare quelle più indebitate. Certo, era difficile prevedere allora la crisi che sarebbe scaturita dai mutui subprime, il "contagio" planetario dei mercati finanziari e il collasso delle economie occidentali. Sta di fatto che l'aver agganciato, per tutte le società di capitale, la quota di interessi sottraibile a prelievo al risultato operativo lordo (Rol) fissa un automatismo che finisce per punire le aziende già provate dalla contrazione dei fatturati. Per chi ha bilanci in rosso, infatti, applicare il criterio per cui sono deducibili solo interessi pari al 30% del Rol, significa doversi accontentare quest'anno di uno sconto fiscale di soli 5mila euro. Più o meno quanto può detrarre chi ha un mutuo sulla casa. Nel 2007 quest'effetto "collaterale", forse, non era preventivabile. Non correggerlo oggi però appare ancora più grave.