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IDEE / Settimana troppo corta danno lungo per la moda

di Diego Della Valle

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12 Febbraio 2010

Caro Direttore,
a proposito della decisione di ridurre drasticamente la durata della settimana della moda, per decisione di alcuni membri della Camera nazionale, vorrei sottoporre all'attenzione dei suoi lettori le ragioni per cui ritengo sia una scelta sbagliata per la nostra industria, per Milano, per il paese che cerca di rilanciare il made in Italy dopo la lunga crisi finanziaria.
In particolare ritengo che aver accorciato da sei a tre giorni la settimana della moda renderà tutto più compresso e tutti andranno a vedere solo le aziende più conosciute ed importanti (la mia compresa), senza avere tempo per seguire le aziende che producono la grande qualità italiana, più piccole ma che rappresentano il vero tessuto produttivo del made in Italy, che sostiene i poli produttivi in alcune delle regioni più importanti d'Italia. La settimana è basilare perché le aziende riescono, a costi contenuti, a partecipare al giro dei buyers mondiali e, quindi, a farsi conoscere e a vendere. Privarli di questo strumento creerà dei problemi ai fatturati in tempi immediati.
Il prestigio del made in Italy - poi - agli occhi dei nuovi grandi clienti mondiali (Cina, India, Sudafrica, Brasile) subirà un grave danno a favore del made in France, vero vincitore di questa disputa; i francesi, ben coesi tra di loro, si sono guardati bene dall'accettare le richieste di accorciare la settimana. Rischiamo di fare malissimo alla reputazione e all'immagine del paese e del sistema industriale. In un momento così complicato e con una situazione così difficile dei mercati mondiali come quella del 2009, non dare un segnale di solidarietà a decine di migliaia di imprenditori medi e piccoli in trincea, rischia di indurli a gettare la spugna.
Per una città come Milano, infine, perdere la leadership del made In Italy alla vigilia dell'Expo comporta una caduta di interesse da parte dei visitatori e turisti. Credo che le istituzioni e il governo debbano prendere una posizione che favorisca una riflessione sul fatto che in questo momento ci vogliono coesione e amor proprio per questo paese, e non decisioni prese in modo affrettato per tutelare gli interessi delle singole aziende che danneggiano invece il sistema industriale tutto.

12 Febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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