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L'ANTITRUST E LE LIBERALIZZAZIONI / Dalla parte di Catricalà contro lo stato-impresa

di Alberto Mingardi

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12 Febbraio 2010

La legge annuale sulla concorrenza crea un'opportunità interessante per riaprire il dibattito sulle liberalizzazioni nel nostro paese. Nelle sue segnalazioni al governo, recentemente rese pubbliche, l'Antitrust ha fatto una scelta di campo: se non mancano alcuni rilievi relativi a pratiche controverse sul piano della concorrenza e ai possibili correttivi legislativi, indica chiaramente che le maggiori distorsioni al libero gioco economico vengono non dai comportamenti di attori privati, ma da quel che resta dello stato imprenditore.
Sono tre gli ambiti in particolare da cui emerge questa diagnosi: il settore postale, quello ferroviario, il sistema degli affidamenti. Si tratta, non a caso, di tre situazioni borderline, in cui la cultura per cui tutto ciò che è servizio pubblico deve essere fornito in monopolio non è ancora stata superata da una visione più dinamica. Non si tratta di considerazioni inedite, ma repetita iuvant – e aiuta soprattutto che l'appello provenga da una fonte istituzionale.
Di servizi locali si parla da anni, ma il dibattito sembra caratterizzato da un insuperabile sfasamento fra opinione pubblica, politica nazionale, enti locali. Nella campagna elettorale per le regionali, auspici e promesse si moltiplicheranno. Non sarebbe sorprendente qualche scivolata populistica, da parte dei diversi candidati. Mentre sarebbe opportuno che proprio le osservazioni dell'Antitrust stimolassero un dibattito serio.
L'Autorità «ha riscontrato che, pur con talune lodevoli eccezioni, molte pubbliche amministrazioni tendono a limitare, ove possibile, il ricorso a procedure di selezione competitiva». Appalti di lavori e servizi in via diretta e affidamenti in-house continuano a farla da padrone. In più, quando la gara è lo strumento utilizzato per la selezione dell'impresa affidataria, «le modalità organizzative e la formulazione dei bandi di gara appaiono ingiustificatamente restrittive».
Sui servizi postali, l'Autorità constata che Poste ha potuto «estendere il proprio monopolio in riserva legale anche nelle aree già aperte alla competizione». Il fatto che gli operatori privati siano gracili, e in numero esiguo, non può essere un alibi, soprattutto in vista della direttiva europea che dovrebbe portare a una piena liberalizzazione del comparto, e dovrà essere recepita entro il 31 dicembre. L'Antitrust propone una soluzione che passa per l'individuazione di un regolatore indipendente del comparto per arrivare poi a una ridefinizione degli oneri di servizio universale in capo a Poste. Si tratterebbe di un'operazione-chiarezza, forse non inutile allo stesso operatore dominante – che si trova ormai a essere un minotauro, al recapito ha affiancato attività bancarie e assicurative – e che probabilmente dovrà comunque ripensare se stesso, nell'ambito di questo nuovo quadro normativo europeo.
Per quanto riguarda le ferrovie, nel mirino dell'Antitrust più che il trasporto a media e lunga percorrenza stanno le opacità legate al trasporto ferroviario regionale – per le quali si auspica «una distinzione fra gli ambiti aperti alla concorrenza nella fornitura dei servizi ferroviari e gli ambiti in cui tali servizi di trasporto costituiscono servizio pubblico». L'Autorità auspica una serie di passi che aprano il mercato, abbassando le barriere all'entrata per eventuali nuovi operatori. In sintesi, l'invito è a sperimentare un po' più di coraggio sia nelle procedure che nei comportamenti delle amministrazioni.
Riusciranno queste proposte di buon senso a squarciare la congiura del silenzio che ormai avvolge qualsiasi cosa possa passare per una "liberalizzazione"? È difficile dirlo, ma stavolta va riconosciuto al presidente Catricalà di aver parlato chiaro, riconducendo all'ingerenza pubblica la principale responsabilità di tante distorsioni di mercato, costose per il cittadino-consumatore. Parlar chiaro non risolve i problemi, ma almeno consente d'identificarli.

IN VISTA DELLA LEGGE ANNUALE
L'Antitrust ha inviato martedì scorso al Parlamento alcune proposte di riforma del sistema concorrenziale in vista della prossima legge annuale per il mercato e la concorrenza (si veda Il Sole 24 Ore del 10 febbraio).
Cinque gli argomenti affrontati dall'Autorità: liberalizzazioni e regolazione pro-competitiva dei mercati dei servizi pubblici; le riforme pro-concorrenziali nel settore energetico; la concorrenza nel settore bancario-assicurativo e il nodo degli interlocking directorates; la necessità di una concorrenza effettiva negli affidamenti pubblici; una più efficace applicazione delle regole a tutela della concorrenza e del consumatore da parte della stessa Autorità.

12 Febbraio 2010
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