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Con le elezioni destra e sinistra tengono famiglia

di Guido Gentili

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12 gennaio 2010


È tempo di elezioni (regionali, 21 marzo) e dunque ferve la riscoperta della "famiglia" da sostenere come attore sociale ed economico di prima grandezza nel quadro di una generale riforma del sistema fiscale. Mentre, specularmente, s'accentua la tesi opposta, quella della famiglia il cui circuito arretrato di sviluppo coincide col "familismo" (quello "amorale", avverso allo spirito di comunità, era la famosa formula coniata per l'Italia a fine anni '50 dallo studioso americano Edward Banfield).
Il tutto, come spesso accade, avviene nella confusione. E all'insegna di facili etichettature politiche che nascondono realtà se non altro più complesse. Come nel caso del confronto-scontro per la presidenza della Regione Lazio tra la candidata del Pdl, Renata Polverini, e la radicale Emma Bonino, ex ministro del Governo Prodi.
Polverini(come il sindaco di Roma Gianni Alemanno) prospetta il rafforzamento, caro anche alla Chiesa, delle politiche per la famiglia e l'adozione del "quoziente familiare", meccanismo fiscale che serve a sostenere le famiglie più numerose e che fa parte integrante del programma elettorale del Pdl, oltre che essere il cavallo di battaglia dell'Udc di Pierferdinando Casini. Bonino è sul fronte opposto? Su questo punto sì e no, nel senso che la sua lettura sui limiti del welfare all'italiana, tutto centrato sulle pensioni e tutt'altro che inclusivo, evidenzia non da oggi la "solitudine" europea delle famiglie italiane, cui vanno solo briciole di sostegno pubblico.
In un paese come l'Italia strutturalmente gravato dal ristagno demografico e che già prima della Grande Crisi aveva seri problemi di crescita, la discussione sul ruolo della famiglia andrebbe spogliata di qualsivoglia bardatura ideologica e depurata dalla strumentalizzazioni politiche del momento. E dovrebbe restare in panchina quell'intellettualismo molto "politicamente corretto" per il quale, alla fine, "famiglia" (quando non vuol dire una cosca mafiosa) significa solo una società fondata sull'aiuto dei nonni, arretrata, immobile, chiusa all'esterno, alla perenne ricerca di raccomandazioni e "conoscenze" per il lavoro di un figlio o di un nipote. Roba, insomma, da mercato d'antiquariato, più che da mercato aperto e concorrenziale. Anche se proprio una particolare forma di capitalismo, quello "familiare" all'italiana (che magari non ama né la Borsa né la finanza sofisticata), ha dimostrato di sapersi muovere con successo in tutto il mondo.
Certo, dietro la troppe volte conclamata "centralità" della famiglia si nascondono anche forti ritardi e condotte elusive o di comodo. Però i dati mostrano che la tendenza conservatrice delle famiglie italiane le ha portate ad esempio a fare meno debiti di quelle non solo americane ma anche di quelle tedesche e francesi, e che questo è oggi un punto di forza. Così come i dati evidenziano che l'attuale sistema fiscale non favorisce, e semmai colpisce di più, le famiglie numerose. La nuova legge sul federalismo fiscale («la madre di tutte le riforme», secondo il ministro Tremonti) prevede che i decreti attuativi impostino la politica tributaria per dare attuazione agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, che riguardano anche il sostegno delle famiglie numerose. Articoli dimenticati da sessant'anni, e forse non è un caso.

12 gennaio 2010
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