ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

18 Febbraio 2010

16 Febbraio 2010

17 Febbraio 2010

15 Febbraio 2010

14 Febbraio 2010

12 Febbraio 2010

11 Febbraio 2010

10 Febbraio 2010

9 Febbraio 2010

8 Febbraio 2010

7 Febbraio 2010

6 Febbraio 2010

5 Febbraio 2010

4 Febbraio 2010

3 Febbraio 2010

2 Febbraio 2010

1 Febbraio 2010

31 Gennaio 2010

30 Gennaio 2010

29 Gennaio 2010

28 Gennaio 2010

27 Gennaio 2010

26 Gennaio 2010

25 Gennaio 2010

24 Gennaio 2010

23 Gennaio 2010

22 Gennaio 2010

21 Gennaio 2010

20 Gennaio 2010

19 Gennaio 2010

18 Gennaio 2010

17 Gennaio 2010

16 Gennaio 2010

15 Gennaio 2010

14 Gennaio 2010

13 Gennaio 2010

12 Gennaio 2010

Finanziere e gentiluomo

di Francesco Antonioli

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
12 gennaio 2010

Erano i primi di marzo del 1993, a San Vittore. Vestiva una tuta blu, neppure di marca. Lo avevano portato dietro le sbarre il 22 febbraio. Nonostante tutto manteneva il suo aplomb di alto signore distinto, abituato ai completi eleganti e a ben altri ambienti. Tutt'altro che uno snob, certo stava vivendo un inferno. D'improvviso si trovò di fronte Igor Man, l'indimenticato cronista che – chissà come – era riuscito a intrufolarsi nella prigione per salutare l'amico. Fu un abbraccio liberatorio, anche se composto e misurato. Poche parole, senza inveire contro nessuno, convinto di aver svolto bene il proprio mestiere, sotto lo sguardo sospettoso delle guardie. D'altronde, fuori, infuriava Tangentopoli.

Eppure era fatto così Francesco Paolo Mattioli, classe 1940, top manager finanziario della Fiat nell'epoca Romiti. E così, ieri, se n'è andato in silenzio, discretamente. Senza recriminare, nonostante la malattia che negli ultimi mesi l'aveva consumato. Lascia la moglie e due figli. Nel gruppo torinese era approdato nel 1975, con un curriculum d'eccezione. Nipote del potente presidente della Comit Cesare Mattioli, una laurea in giurisprudenza, un master alla Harvard Business School di Boston, iniziò la carriera come procuratore in Borsa per passare all'Alitalia e all'Italstat.

A Torino lo aveva chiamato Cesare Romiti, di cui divenne il solido braccio destro finanziario, oltre che amico di famiglia. Anch'egli romano, ma con un carattere diverso. Schivo, riservatissimo, autoironico e con senso dello humour, sapeva bene del pregiudizio che sotto la Mole si nutre ancora adesso nei confronti di chi arriva dalla capitale. Per molti anni abitò al residence Du Parc, davanti al Valentino, per poi spostarsi in un appartamento nella centrale via Viotti. L'Avvocato adorava «il ragazzo Mattioli», come sempre lo ha chiamato. E non solo perché lavoratore infaticabile. Aveva il suo stesso fiuto nel guardare i numeri di conti e bilanci e di cogliere problemi od opportunità. «Va bene, Mattioli, va bene», lo tacitava. Per poi farlo cercare dal centralino di casa Agnelli e tormentarlo in ore improbabili – anche all'alba, come tutti i suoi più stretti collaboratori – per soddisfare qualche curiosità in campo finanziario.

Su questo fronte Mattioli era oggettivamente abile e capace. Salì vari gradini in Fiat fino a diventarne nel 1992 il Cfo, il Chief financial officer, nonché rappresentante del gruppo in numerose partecipate. Dagli anni '70 agli anni '90 accompagnò la casa torinese nelle trasformazioni importanti - seguì, per esempio la nascita dell'Iveco e della fortunata avventura in Brasile, impostò la nuova architettura finanziaria – fino a inciampare nel pool di Mani pulite. Venne arrestato nel 1993 – era anche presidente della Cogefar-Impresit – per corruzione e violazione delle legge sul finanziamento pubblico dei partiti.

Tangentopoli fu uno spartiacque nella sua vita. Il carcere non è una bella esperienza per nessuno. A Igor Man lo raccontò in poche battute, e non solo perché era cordiale d'abitudine con i giornalisti: «Lo sa? Un detenuto mi ha regalato un uovo al tegamino. Ho capito che cos'è la solidarietà. Nel mio mondo nessuno ti dà niente per niente». Oltre un mese a San Vittore, gli arresti domiciliari, i processi, la condanna. Alcuni inquirenti pensavano, attraverso di lui, di arrivare ai vertici Fiat. Ma si sbagliavano. Nel 1999, esaurita la tempesta, riprese l'attività in Fiat: executive vice-president del gruppo per assicurazioni, editoria e Internazionale holding. Dal 2001, formalmente in pensione, ne è rimasto consulente, affiancando l'incarico di amministratore indipendente di Prysmian e Atlantia.

«Mai un gesto di superbia o un'invettiva», ricordano in Fiat. Dalla segretaria al dirigente, sempre disponibile e con una battuta pronta. Sulla Juventus, magari, che seguiva allo stadio con l'Avvocato, o sulla pallacanestro, di cui è stato discreto giocatore nel periodo universitario. Al di là del mondo dell'auto confidava «Mi diverte il pianeta editoria». E quando un grande manager Fiat tormentava i giornalisti della Stampa per i bilanci, Mattioli lo interruppe indolente «Dottor.. lei ha ragione, ma la sa che la Fiat produce il buco della Stampa in soli 20 minuti? Un po' di buon senso per favore...!».

12 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-