Che il sistema fiscale italiano abbia bisogno di una profonda riscrittura è una di quelle idee chiare e distinte che neppure la circolarità delle stagioni. Basta del resto dare un'occhiata al guazzabuglio di detrazioni fiscali (si veda pagina 4) che si sono via via accumulate per convincere in questo senso anche i più arcigni sostenitori dell'esistente. È una buona notizia, dunque, che il governo si accinga ad aprire il cantiere della riforma. Quello che non serve, ora, è il rincorrersi sui giornali o su internet delle ipotesi non confermate – magari con relative simulazioni su proposte vecchie di 15 anni – buone solo per le polemiche politiche e per stupire i lettori (ed elettori) più creduloni. La riforma del fisco è un'operazione gigantesca e delicatissima: ha bisogno di tempi medio-lunghi per valutarne tutti i possibili effetti, di un confronto il più ampio possibile, di una discussione che prescinda dalla vicinanza di appuntamenti elettorali. La riforma Visentini ebbe un'incubazione di almeno quattro anni. Questa volta si può – e si deve – fare prima. Ma il ministro Tremonti fa bene a pretendere serietà da parte di tutti. Promesse e annunci, così come falsi scoop o indiscrezioni, servono solo alle carriere di qualche politico o di qualche caporedattore. Non certo al contribuente italiano.