Se l'arbitrato secondo equità, per scelta annunciata ieri delle parti datoriali e di Cisl e Uil, non si applica alla disciplina del licenziamento, ha senso oggi scioperare contro l'arbitrato che violerebbe l'articolo 18 sui licenziamenti? No, non ha senso. L'ulteriore argomento scelto dalla Cgil per protestare contro la crisi (e il governo) è venuto meno. Vorrà dire che sarà uno sciopero guidato da altri slogan. L'avviso comune che ieri le parti sociali, approfittando di una riunione al ministero del Lavoro sul tema dell'orario, hanno sottoscritto in velocità non è un blitz contro la Cgil ma, semmai, un tentativo in extremis di togliere dalla scena un'argomentazione altamente sensibile quanto altamente falsa: che il patteggiamento (secondo equità e non più secondo legge) si applicasse anche ai licenziamenti. Dunque le eventuali pendenze economiche riguarderanno temi quali la flessibilità, i turni, l'orario di lavoro, la reperibilità e altre materie contrattuali. Il vantaggio? La velocità: bene prezioso sia per chi voglia definire subito la quantificazione economica dell'intesa, sia per chi non abbia la possibilità di aspettare i tempi biblici della giustizia civile.