Come a Berlino, c'è un giudice anche a Castrovillari. Nella Calabria azzoppata dalla 'ndrangheta un tribunale impone a 38 membri delle cosche di risarcire la Confindustria regionale che si era costituita parte civile. Per narcotraffico, usura, estorsione. Il principio sottinteso, rivoluzionario come le cose più semplici, è il seguente: chi campa di crimine danneggia chi vive d'impresa. Chi deturpa vite - di chiunque siano - ammazza il mercato e uccide chi fa della concorrenza humus vitale. Da ieri questo principio plana dalla teoria economica alle aule di tribunale. È la prima volta, ci pare, che viene emessa una sentenza del genere. E che risulta riconosciuto un danno a prescindere arrecato agli operatori economici dalla 'ndrangheta. A prescindere dal fatto che il delitto arrechi loro pregiudizio diretto. I boss, questo dice il giudice di Castrovillari, arrecano un male sociale assoluto, alle terre e al loro benessere, non alle persone fisiche. Tre anni fa le imprese siciliane e calabresi scelsero di dire no al pizzo. Collettivamente. Una svolta che oggi porta i suoi frutti. È la strada giusta.