Oggi, 12 novembre, sesto anniversario della strage di Nassiriya, il capo dello stato Giorgio Napolitano e il presidente della camera Gianfranco Fini scoprono davanti all'ingresso principale di Palazzo Montecitorio una targa in ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace. Al Senato va avanti la proposta già approvata dalla Camera il 27 ottobre di istituire proprio alla data del 12 novembre la giornata della memoria per tutti i caduti, militari e civili, nelle missioni per la pace.

Una targa, una cerimonia e una data. Ma anche un monumento o un memoriale che Il Sole 24 Ore ha proposto all'indomani dell'attentato di Kabul (17 settembre) in cui sono rimasti uccisi sei parà italiani e continua a proporre, raccogliendo progetti di artisti e architetti che aderiscono con il loro patrimonio di idee e visioni. «Bisognerebbe costruire un memoriale che sappia imporre attraverso la sua architettura il "minuto di silenzio". Se negli stadi o nelle scuole, il momento di riflessione viene comandato, un monumento imponente, con una forte drammaticità intrinseca, può parlare direttamente al cuore e far muovere dall'interiorità il ricordo e la riflessione sulla pace». Claudio Silvestrin, 55 anni, architetto italiano con studio a Londra, offre così il suo contributo all'iniziativa.

«Per poter manifestare la sua forza – aggiunge Jeremy King, 50 anni, socio dello studio romano King Roselli Architetti – il memoriale deve però rimandare inevitabilmente anche a una data in cui annualmente si celebra il ricordo, altrimenti il segno architettonico sarà labile e sparirà nel tempo».

Dopo le proposte presentate in queste settimane da architetti come Daniel Libeskind, Mario Botta, Cino Zucchi, Mario Bellini, Michele De Lucchi, Alessandro Anselmi, studio Scape, Corvino+Multari con Sergio Fermariello, Andreas Kipar, Benedetta Tagliabue, 5+1AA e Nikos Salingaros, e da artisti come Alberto Garutti e Arnaldo Pomodoro, Il Sole 24 Ore presenta oggi altre due proposte progettuali. Suggestioni che sfidano il peso della retorica e che propongono nuovi simboli per la pace, capaci di andare oltre il pensiero politico.

Per Claudio Silvestrin «i caduti delle missioni di pace sono come colonne di pietra che sorreggono il cielo»: il suo memoriale è una colonna in granito, alta 136 metri, com'è la cupola di San Pietro, inclinata, cadente. «Ho immaginato un monumento altissimo – spiega l'architetto abituato a lavorare con progetti minimal come sono i numerosi interventi studiati per Giorgio Armani –. Non serve fare un'opera modesta: un elemento alto 10 metri si vede un giorno e si dimentica. Per questo suggerisco la costruzione di un obelisco che sembra caderci addosso, imponente al punto da diventare anche un riferimento internazionale. In una società dove tutto è fluido, un continuo mordi e fuggi, penso serva un'immagine audace». Per un messaggio di pace - conclude - serve un'opera carica di drammaticità, che susciti emozioni individuali e collettive. Non deve essere un monumento balbettante ma assertivo».

Se Silvestrin spinge il suo memoriale verso il cielo, gli architetti Jeremy King e Riccardo Roselli, che tra le loro ultime opere contano anche la biblioteca lateranense di Roma, propongono un intervento che sfalda il terreno. «Una frattura – spiega Riccardo Roselli – che reinterpreta l'atto violento della guerra, con grandi lapidi che ricuciono la ferita. Lastre trasparenti, apparentemente indistinte, con l'incisione dei nomi dei caduti; pensate per essere illuminate di rosso durante la notte e richiamare l'attenzione». Come ha già suggerito il paesaggista Andreas Kipar, anche King e Roselli propongono la realizzazione del memoriale per la pace in dialogo stretto con quello del Milite Ignoto. Importante per gli architetti romani è la scelta del luogo, già pregno di significato per la memoria, ma fondamentale è legare l'opera a un rito da celebrare annualmente, per poter caricare di potenza simbolica la costruzione.