Leggete questo numero: 828. In realtà va tradotto in questo modo: assalto alla diligenza, espressione spesso usata per definire gli attacchi alle leggi finanziarie. In questo caso il convoglio da sabotare è il Ddl di riforma dell'università. E l'attacco, forte di 828 emendamenti, va in scena domani, alla competente commissione del Senato. Nulla ovviamente impedisce che un testo di legge sia migliorato ed emendato, come normale dialettica parlamentare richiede. Ma stavolta, a nostro avviso, si rischia un attacco alla diligenza non tanto sul piano contabile ma della sostanza. La batteria degli 828 emendamenti tocca il nodo nevralgico dell'autonomia degli atenei e rischia così di stravolgere il senso della riforma. Per almeno tre motivi (e relativi emendamenti). Perché elimina la distinzione tra senato accademico e cda, così azzerando la differenza tra indirizzo e gestione. Perché vieta la nomina di membri esterni nei consigli d'amministrazione, così limitando l'agognata apertura dell'accademia ai saperi "altri", a partire da quelli d'impresa. Infine perché crea i docenti di terza fascia, così avviando una maxisanatoria che sa di vecchio e clientelare. Bastano (almeno) tre emendamenti in meno per evitare il far west.