Sei a sei e palla al centro. Con geometrica potenza il neogovernatore del Veneto Luca Zaia ha vinto la sua prima partita. Sei assessori alla Lega, sei al Pdl, semplice come un teorema euclideo o un triangolo a due tocchi per andare in gol. In soli dieci giorni, il governatore ha scritto sulla sua lavagna la dimostrazione che governare significa decidere. In fretta. Certo - si dirà - la premessa di tanta inedita rapidità stava nello stesso dato elettorale. Un presidente eletto con il 60,1% dei voti è libero di lasciare nel cassetto il manuale Cencelli, abbattere resistenze e personalismi, tagliare ogni via di fuga alle correnti in cerca di poltrone. Insomma è padrone d'ignorare la liturgia d'antan del "più ampio consenso" possibile. Vero. Ma Zaia non è il solo ad aver avuto il 60% dei consensi eppure è stato l'unico a fare in fretta. Più in fretta di tutti. Ha messo in giunta due donne. Ha preteso che i suoi assessori restino consiglieri per dare loro un solo stipendio e far risparmiare soldi alle casse regionali. Più di questo, nei primi dieci giorni, non si poteva. In bocca al lupo governatore.