Un segnale di vitalità. Forse inatteso, visto il malessere che attanaglia da tempo una vasta platea dell'imprenditoria nazionale (soprattutto quella di minori dimensioni) ma poi non così sorprendente se si considera la storica vocazione degli italiani a fare impresa. Stiamo parlando del saldo attivo (+26mila unità) registrato da Unioncamere tra imprese iscritte e imprese cancellate nei registri camerali nei primi 11 mesi del 2009. Ventiseimila imprese in più in un anno di crisi non è un dato da sottovalutare. E a crescere sono state soprattutto le società di capitali, forma più strutturata e solida d'impresa, a conferma del lento ma costante irrobustimento del tessuto produttivo del paese. Lo sviluppo delle Spa costituisce un buon segnale anche per le sfide che attendono le nostre imprese sui mercati globali: ora deve essere accompagnato da scelte di politica industriale coerenti. Come ricorda il ministro Scajola, l'Italia è il secondo paese industriale europeo. E se ha retto a questa crisi meglio di altri è anche per la presenza sul territorio di una squadra formata da oltre sei milioni di imprese. Una squadra che non cessa di arruolare nuovi componenti.