La convention degli operatori bancari (quest'anno in calendario a Napoli) conserva un'atmosfera unanimistica che a inizio 2010 è destinata ad assumere un senso particolare. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi parlerà infatti non soltanto ai suoi vigilati di sempre, ma anche - per certi versi - a una delle sue constituency nella "campagna elettorale" per il vertice Bce. La solidità del sistema creditizio nazionale nella crisi è uno degli ace riconosciuti in mano a Draghi e le banche italiane non potrebbero che vedere rafforzata la loro immagine se il governatore assumesse un ruolo ancora più rilevante nella ricostruzione dell'industria finanziaria globale.
Ma riassetto e crisi hanno molto trasformato la "comunità bancaria" da quando Forex (e Atic, Aiote, Assobat) erano club davvero orizzontali. Sul level playing field apparentemente unico formatosi per tutti gli intermediari concorrenti, dimensioni e problematiche sono andate divaricandosi. Nel codice Abi-Bankitalia, le banche «maggiori» sono 8 e le «grandi» sono 12 e ad esse fa capo all'incirca la metà degli impieghi a residenti e dei depositi. L'altra metà (di cui cui continua a essere cliente il grosso dei 4 milioni di imprese italiane) è tuttora gestita da 36 banche «medie», 151 banche «piccole» e 596 banche «minori».
Nel consuntivo degli ultimi 12 mesi di vita bancaria, sullo spartiacque tra banche "grandi" e "non grandi", non ci sono solo le prime schermaglie per la nuova presidenza dell'Abi. C'è anche la formalizzazione del «principio di proporzionalità», lo scorso luglio, dalla nuova disciplina sulla trasparenza bancaria. Un principio, quello della differenziazione delle modalità (e dunque degli oneri) di comunicazione ed erogazione dei servizi alla clientela, chiaramente analizzato nella relazione d'impatto sulla trasparenza: «Per le banche di minori dimensioni i costi medi di sportello, soprattutto quelli di adeguamento, sarebbero mediamente più elevati». Tuttavia: «L'incremento dei costi di compliance appare non trascurabile ma nel complesso sostenibile». Ed è questo il principio che le autorità creditizie, non solo in Italia, stanno tenendo fermo mentre in tutto il mondo la vigilanza a tutela del cliente si va facendo più stretta. Ma è difficile pensare che - anche nella platea di Napoli - ci sia unanimità sulla immediata sospensione del "principio di proporzionalità". E le banche "non grandi", in Italia, non sono (ancora) la minoranza.