L'italiano Pietro Masturzo è il vincitore del World Press Photo, scelto come migliore con altri dieci connazionali un attimo prima che Gallinari si scaldasse per giocare con le giovani star Nba e mentre Marchionne, con spalla Fiorello, vola da Detroit a Mosca, magari passando a New York per ascoltare Alberto Veronesi e l'Opera Orchestra. Soste britanniche senza italiani sono impossibili: la sciarpa di Mancini è un cult, il piglio di Ancelotti è noto, mentre le speranze inglesi sono puntate su Capello. Con Zola, basta sentirlo parlare in fluente old english per capire che gli italiani sono da esportazione. E il Trap? Certo, anche la moda, da Stefano Pilati a Parigi, con Riccardo Tisci e Gianbattista Valli, e l'étoile Abbagnato, senza dimenticare Muccino che ha osato giocarsela negli States. Gli scienziati, questa volta, li omettiamo. Per festeggiare l'unità d'Italia possiamo anche ripassare elenchi come questo, molto sommario, e pensare che non sempre partire è un po' morire. Masturzo, per esempio, è stato premiato perché la sua immagine sui tetti di Teheran in rivolta è «l'inizio di qualcosa, l'inizio di una storia».