La ripresa c'è ma procede a balzi e strappi sulla mulattiera delle cose dell'economia. Ieri due buone notizie dal mercato dei titoli di stato, subito contraddette da un brutto dato sugli investimenti nelle infrastrutture. E l'idea di un capitale di fiducia ancora da spendere al meglio. La domanda di BoT è stata più che doppia rispetto alla disponibilità dei titoli in asta: significa che il rischio Italia è basso. Sul mercato sono finiti titoli a tre mesi per 3,5 miliardi a fronte di richieste per oltre nove. Il rendimento più basso di sempre, sceso allo 0,37%, non ha scoraggiato la corsa ai bond made in Italy. Ulteriore conferma della fiducia verso la nostra economia, rafforzata poi dalla netta separazione di giudizio che i mercati hanno mantenuto rispetto all'emissione gemella dei titoli di stato della Grecia. Chi si aspettava – e non erano pochi – che i BoT emessi a Roma avrebbero dovuto pagare un sovrapprezzo per "competere" con l'emissione di Atene è rimasto deluso. Il superpremio (oltre 200 punti base) che il Tesoro greco ha dovuto applicare per consentire il successo dell'asta non ha costretto il governo italiano a correggere al rialzo il premio ai propri titoli.
La fiducia degli investitori non ha tradito, è rimasta "a buon prezzo": sarà il miglior propellente per una ripresa che possa essere la più rapida possibile, in tempi di riemersioni comunque lente. Per alimentarla – la fiducia – serve però il classico circuito virtuoso degli investimenti. Non è un buon viatico il calo del 7-8% dell'anno scorso nella spesa pubblica, soprattutto se accostato al ribasso del 3,5% per il 2010. Gli investimenti sono i muscoli della ripresa. Che almeno li usino gli enti locali, cui è stata concessa una deroga ai vincoli di bilancio. Sarebbe grave se le nuove disponibilità finissero bruciate solo in operazioni di belletto per bilanci.