La verità cruda è questa: hanno mentito. Ora come nel 2001, quando la Grecia è entrata in Eurolandia fornendo false stime del suo deficit pubblico. L'istituto statistico di Atene non è semplicemente inaffidabile sul piano tecnico - anche quello di Londra, in un passato piuttosto recente, ha dato problemi - ma subisce ingerenze politiche da parte del governo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: lo stato greco pagherà sui titoli decennali messi in asta ieri il 3,3%, contro lo 0,7% del Belgio. È - oggi - un'enormità, a carico dei contribuenti e quindi delle forze produttive del paese, ma è anche un danno per tutta Eurolandia. Il governo di Atene è convinto di aver trovato una facile scappatoia: «Non abbiamo bisogno di aiuto», ha detto più volte il ministro delle Finanze George Papaconstantinou. Cerca così di far credere che la crisi greca non coinvolga i partner, per sfuggire alle loro pressioni e, in definitiva, alle responsabilità del paese. L'Unione monetaria non funziona così, però: le decisioni economiche di ciascun governo coinvolgono sempre tutti gli europei e i comportamenti corretti non sono un optional. A cominciare dal più semplice: dire la verità.