Anche nel 2009 il governo ha fatto scelte molto nette in materia di investimenti infrastrutturali. Ha premiato le grandi opere, consentendo l'avvio di 6-7 infrastrutture strategiche per il paese come il Ponte sullo Stretto, l'autostrada tirrenica, l'alta velocità da Milano con Genova e Verona. Ha anche messo a punto un piano da 11 miliardi assegnati dal Cipe.
Questi interventi non delineano, però, quella politica congiunturale anticiclica che altri paesi hanno messo in azione durante la crisi. Il decollo delle grandi opere è molto lento e non compenserà nel 2010 il venir meno degli investimenti dell'alta velocità completati lo scorso dicembre. Il piano Cipe è finanziato solo in parte e - fatto molto più grave - ha una cassa molto limitata. Anche il piano delle "piccole opere immediatamente cantierabili" si è attardato fra risorse scarse e lunghezze procedurali. Da quel piano può ancora venire un segno chiaro di voler combattere le punte più aspre della crisi: il governo è ancora in tempo per iniettare all'economia un'iniezione di risorse vere, stavolta, se necessario, anche con il ricorso a procedure straordinarie.