Sul debito della sanità del Lazio circolano leggende e ricostruzioni fantastiche. Io credo che chi ambisce al governo di questa grande regione debba attenersi ai fatti e cercare di capire a fondo questo intrigato e pesantissimo problema. In questi due mesi di campagna elettorale ho cercato di farlo. Da dove viene, come si è formato e in quale stato si trova il famoso debito del Lazio? Si tratta di 10 miliardi di euro, accumulati, per circa il 90%, in soli cinque anni e solo nella sanità. Parliamo di una cifra pari a una finanziaria nazionale leggera. Difficile spiegare come sia stato possibile accumularlo e soprattutto pagarlo. Però i fatti e i numeri, a partire da quelli di una fonte autorevole come la Corte dei Conti, dicono che quel debito oggi non esiste più, nel senso che è stato completamente ristrutturato. Purtroppo i 10 miliardi di euro fanno parte di quel passato che pesa sul presente e peserà sul futuro della Regione Lazio per almeno trent'anni. Un futuro ipotecato, per altro, da quegli stessi politici che ambiscono a tornare sul luogo del delitto, facendosi scudo della candidata a presidente per il Pdl Renata Polverini. Negli ultimi tre anni, l'amministrazione regionale in carica ha azzerato il debito con costi pesanti. Siccome, però, su questo tema è facile fare disordine, confondendo disavanzo con debito, mi pare necessario riassumere lo stato dell'arte. La Corte dei Conti nella relazione dell'ottobre 2009: «Dal piano di rientro risulta che il debito cumulato fino al 31 dicembre 2005 è valutabile in linea capitale in circa 9,9 miliardi di euro».
Parte di questo debito era stato ceduto con operazioni compiute tutte dal 2001 al 2005 (vale a dire cartolarizzato/comprato da varie persone e società sparse per il mondo) per una somma pari a 7,5 miliardi di euro (6,2+1,3 di interessi). Il resto pari a 3,1 miliardi, era debito occulto fatto di fatture non pagate né certificate da alcuno, perché in quegli anni le Aziende sanitarie non presentavano i bilanci.
Il Piano di rientro dal debito della sanità del Lazio è stato firmato dalla Regione e dai due Ministeri competenti a febbraio 2007. Prevedeva, tra le altre cose, l'accensione di un mutuo presso il Tesoro che è stato concesso solo nel 2008. Questo ha costretto la Regione a usare i criteri di pagamento preesistenti il piano e previsti dalla precedente amministrazione: tra il 2005 e il 2007 sono stati pagati 1,8 miliardi del debito ereditato, pescando dal Fondo sanitario nazionale.
Viene a questo punto messa in piedi una squadra di professionisti che comincia a cercare le migliaia di soggetti che avevano comprato il debito della Regione Lazio. Un lavoro che porta al recupero del debito, ma producendo 800 milioni di euro sugli interessi.
Nel 2008 la Regione ha potuto attivare il prestito del Tesoro che ha portato all'accensione di un mutuo da 4,7 miliardi di euro da pagare in rate trentennali da 310milioni di euro l'anno al tasso dei Btp trentennali. Il resto del debito, pari a 3 miliardi e 100 milioni, è stato pagato con gli 800 milioni di risparmi sul recupero del debito ceduto, e con 2 miliardi e 70 milioni stanziati dal Governo Prodi per le Regioni con i conti in rosso. Oggi la Regione non produce più debito. Il disavanzo annuale è sceso da 2 miliardi del 2005 a 1,350 nel 2009. I disavanzi creati nel 2005, nel 2006, nel 2007 e nel 2008 e per l'anno in corso sono stati coperti dalle addizionali (Irpef e Irap), dal Bilancio regionale e dai trasferimenti statali.
Dunque siamo di fronte oggi a questo paradosso. La Regione ha annullato il debito di 10 miliardi, non ne ha prodotto in questi anni nemmeno un euro ulteriore, però vanta crediti dallo Stato pari a circa 3 miliardi. Questo il quadro. La sfida che abbiamo davanti, dunque, non è quella di ripianare il debito di 10 miliardi, ma quella di azzerare il disavanzo annuale. È impresa che richiede serietà e non facili promesse. Io sono certa che si possa fare, ma partendo da un'assunzione di responsabilità e di conoscenza del problema da parte di tutti gli attori in campo, senza demagogia e promesse facili.
Emma Bonino è candidata del centro-sinistra
alla Presidenza della Regione Lazio