George W. Bush pratica un'inaccettabile dottrina dell'unilateralismo. Decide le paci e soprattutto le guerre dell'intero pianeta senza consultare gli alleati e senza passare dalle istituzioni internazionali, Onu e Nato in primis. Pretende così di esportare la democrazia. È stata questa la musica suonata dai governi dell'Europa continentale, direttori d'orchestra i capi di governo pro tempore della Francia e della Germania, coro polifonico dell'Unione Europea, durante i due mandati di Bush junior. Italia, nel periodo di centro-destra, e soprattutto Gran Bretagna - sia con Blair che con Brown - defilate e alleate dell'Amerika cattiva. Oggi le sponde dell'Atlantico si sono invertite: di qua i perfidi unilateralisti Merkel e Sarkozy, boicottatori dei grandi fondi speculativi statunitensi. Di là il multilateralista finanziario Geithner, ministro del Tesoro Usa, i cui strali si sono levati alti contro la proposta degli europei di limitare hedge e derivati. Cambia il vento e cambiano le stagioni diceva una vecchia canzone. Quello che resta immutato è l'interesse nazionale. Unilaterale o multilaterale che sia. Ieri come oggi. Guerre di territorio o guerre finanziarie.