Le piccole e le medie imprese non sono soltanto la parte più vitale del nostro capitalismo. Sono anche la più corteggiata, in questi giorni anche da «ultimi arrivati» un po' goffi. Ogni partito, almeno a parole, fa a gara per interpretarne gli umori e si dice pronto a sfornare provvedimenti che ne soddisfino i bisogni, così come sui giornali impazzano titoli ed «esperti» di colpo "filo-Pmi". Non ci sono soltanto la Lega e Forza Italia, che fin dalla loro fondazione hanno una base elettorale che una volta si sarebbe definita "dei piccoli ceti produttori". Anche nel Partito democratico la leadership di Bersani scommette su temi cari alle piccole e alle medie imprese. L'«oscuro volgo che nome non ha», per dirla col Manzoni, ha finalmente trovato una centralità che non ha mai avuto. L'auspicio è che la strategia dell'attenzione si concreti in norme serie. E che le norme si trasformino in misure effettive. È bene che i piccoli e i medi imprenditori vigilino sugli amici dell'ultima ora, eterni Gatto e Volpe infidi. Sostenere la passione e il coraggio delle imprese e dei territori richiede pazienza e coscienza. E atti concreti, senza retorica e false promesse.