ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

8 Maggio 2010

7 Maggio 2010

6 Maggio 2010

5 Maggio 2010

4 Maggio

3 Maggio 2010

1 Maggio 2010

30 Aprile 2010

29 Aprile 2010

28 Aprile-2010

26 Aprile 2010

25 Aprile 2010

24 Aprile 2010

23 Aprile 2010

22 Aprile 2010

21 Aprile 2010

20 Aprile 2010

19 Aprile 2010

18 aprile 2010

17 Aprile 2010

16 Aprile 2010

15 Aprile 2010

14 Aprile 2010

13 Aprile 2010

12 Aprile 2010

11 Aprile 2010

10 Aprile 2010

9 Aprile 2010

8 Aprile 2010

7 Aprile 2010

6 Aprile 2010

4 Aprile 2010

3 Aprile 2010

2 Aprile 2010

1 Aprile 2010

Azionisti premiati se il cliente è soddisfatto

di Riccardo Sorrentino

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
14 aprile 2010

Di chi prendersi cura? Degli shareholders, gli azionisti, di cui va massimizzato il guadagno? O degli stakeholders, coloro che sono interessati al bene dell'azienda, siano essi clienti, soci, dipendenti, fornitori e persino la comunità in cui l'impresa è attiva?

L'interrogativo torna al centro del dibattito, insieme al problema che incessantemente lo ripropone, quello del rapporto principal-agent: il nodo delle possibili - e a volte molto reali - patologie del comportamento dei manager, costantemente tentati di inseguire interessi personali con il denaro degli azionisti, o il lavoro degli impiegati, o le risorse della comunità. «L'aspetto negativo è che possiamo perdere molti soldi, quello positivo è che non sono nostri», spiegava in una vignetta del New Yorker, un dirigente d'azienda al suo team. La crisi ha del resto acceso i riflettori proprio sui ricchi compensi che molti manager americani hanno ricevuto subito dopo aver fatto fallire le loro aziende.

La soluzione sembra semplice: gli azionisti - spiega Michael Skapinker - sono meglio serviti dalle aziende che, con profitto, riescono «a vendere prodotti e servizi a una clientela soddisfatta e felice di ritornare a comperarli, e assumere personale sufficientemente motivato». Lo sconquasso finanziario dei mesi scorsi ha però messo in luce il peso degli incentivi distorti. Nel 2005 aveva richiamato l'attenzione su essi, nel settore finanziario, il capo economista del Fondo monetario internazionale, Raghuram Rajan, parlando al pubblico scettico e persino un po' sbrigativo dei banchieri centrali. Ora il tema non è più un tabù ma non sempre si è consapevoli del fatto che questi incentivi sono definiti dagli stessi manager, molto capaci di "vendere" il loro prodotto.

Il rischio, ora, è quello di peggiorare le cose. Perché nel momento in cui si rinuncia a un obiettivo idealmente prioritario e di lungo periodo - come può essere, con tutti i suoi limiti, quello dell'ottimizzazione del valore dell'azionista - per sostituirlo con la confusa miscela degli interessi di tanti stakeholders, l'unica cosa ad aumentare potrebbe essere il potere autoreferenziale dei manager.

14 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-