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I capi solitari delle procure siciliane

di Lionello Mancini

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14 dicembre 2009

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Questa è la realtà dei numeri che non tornano, perché da sempre gli Uffici più scomodi e sperduti sono stati la prima sede, la gavetta per i giovani magistrati. «Nel '92 già mi occupavo di urbanistica e ambiente e riuscivo a far demolire costruzioni abusive nell'Oasi del Simeto – conclude Busacca –: interventi lunghi, complessi, dispendiosi, ma era lo Stato che proteggeva un suo tesoro naturale. Oggi ce lo sogniamo: non ci sono tempo né soldi».
Catania è una città piagata da una crisi finanziaria, economica, del commercio, mai vista. Eppure, «i disservizi patiti, gli esposti e le lamentele dei cittadini» non trovano adeguato ascolto perché, dicono in Procura «per indagare su questi temi non basterebbe impiegare tutti i sostituti in servizio». E torna la vecchia domanda etnea sul perché Palermo abbia una squadra di 76 sostituti (ma ne mancano 16) mentre a Catania ne sono previsti 40 (9 posti scoperti): «Certo, è una guerra tra poveri, ma il carico di lavoro per Pm è in sostanza analogo».
Proprio da Palermo Nino di Matteo, uno dei sostituti più esposti sul fronte antimafia, fa notare come lo svuotamento delle Procure – e «Palermo era ambita come scuola d'eccellenza per giovani requirenti» – combinato con l'aumento dei carichi di lavoro abbia capovolto un fenomeno consolidato: «Prima erano i colleghi dell'ordinaria a dare una mano nelle indagini antimafia. Oggi siamo noi che veniamo distolti dall'incarico principale per sostituire in udienza, e non solo, i colleghi della Procura ordinaria, costantemente sotto pressione».
«E vogliamo parlare delle notifiche? Un incubo, un'assurda acrobazia in cui un errore annulla un processo». È da qui che parte Lina Trovato, 36 anni, Pm dal 2004, scuotendo la testa per questo grande sforzo di burocrazia astutamente imposto, mentre, dice, «non riusciamo più a fare turni al monocratico, tanto meno davanti al Giudice di pace», cioè proprio nei processi sulle piccole questioni quotidiane ormai interamente delegate a («degnissime, per carità») controfigure: «Al posto di un giudice c'è un giudice onorario, al posto dell'accusa un Vpo, vice procuratore onorario, mentre gli avvocati sono veri, eccome...».
E questo perché (dati al 1° dicembre), i 16 Pm catanesi dell'ordinaria si sono spartiti 15mila fascicoli contro noti, cioè oltre mille al mese e anche il 2009 ne conterà alla fine 17-18mila, come il 2008. E al di là del numero elevato di fascicoli a ogni sostituto toccano inevitabili incombenze come: ogni mese 4 o 5 udienze collegiali e altrettante con il Gup (con più processi abbreviati per udienza); poi ci sono quelle civili in materia da Procura come le interdizioni, i fallimenti, le querele di falso, il disciplinare verso notai, etc., per due o più giorni al mese «in cui ci troviamo a correre da un giudice civile all'altro. E vogliamo aggiungere le udienze sulle misure di prevenzione (due o tre al mese a testa), il turno esterno almeno due volte al mese e, come nel mio caso, le coassegnazioni (volontarie) dei fascicoli più delicati a processi di Dda»? È evidente come il tempo per far bene tutto è troppo poco, così il sistema giustizia conta sul sacrificio dei mille Cento, Busacca o Trovato, la quale ultima elenca: «Arrivo in ufficio verso le 8,15, torno a casa 10 o 12 ore dopo ma, quasi sempre, la mattina prima delle 7 e dalle 22 finché crollo, faccio qualcosa di lavoro a casa. Sì, in pratica mia figlia è cresciuta da altri».
Quanto potrà andare avanti una rete di Procure destinate a svuotarsi, se il legislatore non interviene? Una preoccupazione espressa anche dagli industriali siciliani – il presidente, Ivan Lo Bello, ha scelto di partecipare il 27 novembre all'assemblea Anm di Enna – e anche dall'assessore regionale all'Industria siciliano, Marco Venturi: «La repressione deve continuare, perciò gli uffici giudiziari e investigativi vanno rafforzati e l'organico aumentato, assegnando loro più risorse». E avanza proposte precise: utilizzare i beni sequestrati alla mafia, «in particolare il denaro contante. Perché dev'essere chiaro: questo territorio subisce un forte controllo sociale e spesso militare, quindi occorre un contrasto adeguato. I cittadini devono spezzare i legami omertosi, ma il resto è demandato alle forze dell'ordine e alle Procure».

14 dicembre 2009
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