Le prime 24 ore della battaglia per Marjah non hanno fornito elementi decisivi circa l'esito dell'operazione Moshtarak, l'offensiva più grande delle 12 scatenate dagli alleati in otto anni di conflitto afghano. I 15mila militari anglo-americani e afghani schierati intorno a Marjah hanno superato per numero anche gli effettivi schierati lungo il confine con il Pakistan nel marzo 2004 per l'operazione "Tempesta in montagna" che coinvolse 13.500 militari.
Oltre ai numeri è anche la distribuzione delle truppe a rendere nuova l'operazione Moshtarak. Circa la metà delle truppe mobilitate sono destinate a compiti di supporto anche a sostegno della popolazione, ricostruendo infrastrutture e garantendo aiuti umanitari. Il governatore di Helmand ha messo in campo un pacchetto di gestione della città amministrata da due anni dai talebani che comprende funzionari civili e circa 2mila agenti di polizia. Uno strumento che dovrebbe garantire la presenza continuativa dello stato, anche se in passato corruzione e scarsa efficienza della polizia hanno spesso consentito ai talebani di riprendere il controllo di aree già liberate dalle truppe alleate.
Un altro elemento d'incertezza è rappresentato dal limitato numero di civili fuggiti da Marjah e dintorni, appena il 5% degli 80mila abitanti mentre le autorità di Helmand avevano previsto almeno 50mila sfollati. Il governatore della provincia, Gulab Mangal, ha dichiarato che «i talebani impediscono ai civili di lasciare Marjah, e li usano come scudi umani». Notizia già anticipata il 9 febbraio dal ministro della Difesa britannico, Bob Ainsworth, che aveva accusato i talebani di aver seminato di mine e ordigni improvvisati le strade per impedire ai civili di fuggire. La volontà dei miliziani di mantenere in città molti civili potrebbe tradire la volontà di affrontare le truppe alleate casa per casa. Il bilancio iniziale sembra indicare una scarsa resistenza dei miliziani confermata dal ministero della Difesa di Kabul e da Regional Command South alleato di Kandahar. La facilità con la quale gli anglo-americani sono penetrati in numerosi villaggi e nella stessa Marjah non giustifica facili trionfalismi.
I guerriglieri hanno sempre preferito affrontare un nemico superiore in mezzi e potenza di fuoco in ambienti ristretti, dove l'incubo dei danni collaterali limiterebbe l'impiego di aerei e artiglieria da parte degli alleati. Lasciar avanzare gli avversari in città per poi colpirli con imboscate, attentati suicidi e ordigni improvvisati facendosi scudo dei civili: una tattica già utilizzata dai ceceni a Grozny, dai miliziani sunniti a Fallujah e da Hamas a Gaza. Difficile comprendere poi quanti siano i combattenti talebani che potrebbero facilmente gettare le armi e mischiarsi alla popolazione. Duemila secondo il comandante talebano Qari Fazluddin, la metà per l'intelligence britannica, molti dei quali sarebbero già fuggiti.