C'è anche una buona notizia nel discorso pronunciato ieri al Forex dal governatore della Banca d'Italia: ed è nel ricordo di un'Italia che, non troppi anni fa, era in condizioni peggiori della Grecia di oggi, sull'orlo del default. Se, come ha detto con orgoglio il governatore, l'Italia, ce l'ha fatta da sola (ed è merito di cui forse tutti, classe dirigente e opinione pubblica, dovremmo un po' di più avere memoria) il suo esempio può essere seguito da altre nazioni. I due altri punti di riflessione importanti riguardano l'uscita a "L" del nostro paese dalla crisi, crescita minuscola dopo anni di sviluppo troppo lento. E l'incapacità degli europei di darsi un vigoroso orizzonte comune di progetto politico, intorno e oltre l'euro. I richiami sulle banche e sul dopo scudo fiscale saranno oggetto di dibattito da noi, ma è la sfida al vecchio continente il nesso cruciale. Se l'Europa spera di trasformarsi in un condominio dove ciascuno pensa solo al proprio appartamento, gli scricchiolii aumenteranno. Ma se l'euro è saldo, come ha concluso il governatore, il governo economico dell'Unione è flebile. Una preoccupazione che le nomine di candidati "deboli" ai vertici europei certo non fugano.