Misure nate per rimediare al male cronico della giustizia, la lentezza, sono diventate fonte di disservizi nei tribunali. La legge Pinto era stata approvata nel 2001 per dare ai cittadini che avevano subito un processo di durata irragionevole la possibilità di chiedere il risarcimento del danno. È diventata una pastoia per gli stessi tribunali. Un paradosso: oggi, a 9 anni dall'approvazione della legge, le richieste di risarcimento ingolfano i tribunali, allungano i processi, rendono di fatto più difficile arrivare a un indennizzo in tempi ragionevoli. E creano i presupposti per altri procedimenti per la lungaggine dei processi. Solo l'anno scorso i ricorsi presentati sono stati oltre 18mila, il 30% in più del 2008. È la via crucis quotidiana di uno Stato che ha un rapporto asimmetrico con i cittadini: esattore puntuale e pronto a ricorrere alle ganasce e pagatore lento, farraginoso, ingolfato da mille procedure, a cui ne aggiunge altre mille. Che, infine, negano diritti ai cittadini e alle imprese. Con buona pace della semplificazione, della ragionevolezza e del processo giusto.