Il tè dal ministro potrebbe risultare sorprendentemente indigesto. Dipenderà dal tono, dicono in molti, che Lord Mandelson vorrà tenere con i suoi ospiti - investitori istituzionali, alcuni forti azionisti di Cadbury - per convincerli a lavorare sul lungo periodo, tutelando le imprese nazionali, liberandosi di ogni tentazione finanziaria di fare profitti a breve termine. Sarà suadente, scommettono i più, per smussare i toni e tutelare i campioni più o meno nazionali, cominciando da quello dolcissimo, Cadbury appunto, tanto ambito dalla Kraft. Non sappiamo se Mandelson saprà essere davvero accomodante, né se riuscirà a convincere gli investitori a rigettare le avance americane; sappiamo però che l'intervento, nella fase più bollente dell'annunciato takeover di Cadbury, è una decisa ingerenza dello stato. Pensavamo fossero bastate le esplicite minacce lanciate un mese fa, sempre da Mandelson, contro i raider in cerca di facili guadagni. La convocazione di una nutrita pattuglia di investitori oggi al ministero per quella che promette di essere una raccomandazione in odore di rampogna, è, invece, il seguito di quella prima puntata. Inatteso e molto più inquietante.